Numeri denatalità Roma. La Capitale d’Italia che ospita la terza edizione degli Stati Generali della natalità combatte con un triste dato, quello delle culle vuote. Numeri di nascite in calo nella nostra Nazione ma anche nella nostra Capitale: secondo una recente indagine Istat relativa all’anno 2022, è proprio Roma ad avere il primato del numero al ribasso di nuovi nati.
Numeri denatalità Roma: il triste primato
Numeri denatalità Roma e il triste primato della Capitale d’Italia sulle altre città. Secondo una ricerca realizzata dall’Istat, la città di Roma che ospita tra l’altro anche la terza edizione degli Stati Generali della natalità, registra un record negativo di nuove nascite toccando cifre significative: solo nel 2021 infatti ci sono state 400mila nascite in meno rispetto all’anno precedente e il panorama non è di certo migliorato nel 2022. L’Italia in generale si sta purtroppo dimostrando un Paese per e di anziani, non c’è ricambio generazionale poiché i giovani non si sentono tutelati nell’affrontare il grande passo di concepire uno o più figli, occorre una vera e propria rivoluzione in primis nell’ambito lavorativo e porre uno stop ai contratti precari molto spesso fatti ai ragazzi, contratti che non permettono loro di gettare le basi per la costruzione di una famiglia. Non c’è alcuna tutela per chi invece decida nonostante tutto di mettere al mondo un figlio, soprattutto per le donne, ancora troppo spesso licenziate in gravidanza o costrette a barcamenarsi tra lavoro e casa e molto spesso a scegliere una delle due perché gli asili sono troppo costosi e ce ne sono ancora troppo pochi e, in quelli comunali, si rischia di rimanere in graduatoria per troppi mesi, in attesa dell’assegnazione di un posto non sempre garantito. Sta di fatto che ad oggi si contano nel suolo italiano molti più anziani rispetto ai giovani e ciò avrà a lungo andare un impatto devastante sulla nostra economia; per quanto riguarda la città di Roma in particolare, le persone residenti nella Capitale over 65 sono circa il 23%, di poco sotto il valore nazionale ma in forte aumento rispetto agli anni scorsi mentre i ragazzi under 14 sono soltanto poco più del 12%. Secondo le previsioni Istat, entro il 2031 i ragazzi che andranno a scuola saranno circa 60mila in meno rispetto a oggi e ciò per effetto domino potrebbe portare alla conseguente riduzione di edifici scolastici e insegnanti.
Cosa si rischia con la denatalità
La natalità è un tema complesso che non può più rimanere taciuto poiché ne vale la salute economica del nostro Paese, come dicono i numeri: siamo al record negativo di 339 mila nascite a fronte di 700 mila morti. Numeri mai visti prima che fanno allarmare la Nazione e la politica interna; ed è proprio a quest’ultima che spetta il compito di rimodulare alcune leggi che consentano un benessere maggiore per le famiglie, incentivando una rete più solida fatta da aiuti concreti e congedi equilibrati tra uomo e donna ma non solo: un incremento maggiore di asili nido sul territorio italiano e maggiore facilità di accesso in quelli comunali… Queste potrebbero essere soltanto alcune delle misure che potrebbero incentivare una famiglia a fare dei figli, senza parlare ovviamente della precarietà dei contratti di lavoro che andrebbero rivisti e riformulati per dare la possibilità a chiunque lo volesse, di gettare la basi per la costruzione di un futuro più solido. Il tempo che rimane è poco, occorre agire quanto più in fretta possibile affinché non si rischi un vero e proprio collasso economico, che vedrà, con la denatalità anche meno strutture scolastiche con la conseguente riduzione di circa dodicimila posti di lavoro ogni anno: se non si inverte ora la rotta si rischierà una perdita di 500milardi di PIL (Prodotto Interno Lordo) entro il 2033, che è generato proprio dalla popolazione.