Due detenuti sono morti nel carcere di Augusta, nel siracusano: erano in sciopero della fame da alcune settimane. I decessi sono avvenuti a distanza di circa un mese: sarebbero rimasti nel silenzio se non la notizia non fosse stata diffusa dal sindacato di polizia penitenziaria. Sulla vicenda è intervenuto il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma.

Detenuti morti nel carcere di Augusta: erano in sciopero della fame da oltre 40 giorni

I due detenuti morti nel carcere di Augusta erano in sciopero della fame rispettivamente da 60 e 41 giorni. Il primo, siciliano, stava scontando un ergastolo, ma riteneva di essere stato condannato ingiustamente.

Mentre l’altro, di nazionalità russa e sempre condannato all’ergastolo, stava chiedendo dal 2018 l’estradizione nel proprio Paese.

Su questi due decessi indaga la procura di Siracusa: al momento i fascicoli sono “contro ignoti”. Intanto il sindacato della polizia penitenziaria denuncia il fatto di dover farsi carico di certe situazioni molto delicate, mentre il personale è sempre più ridotto.

Il Garante: “Silenzio al contrario di Cospito”

Il Garante nazionale delle persone private della libertà, tramite una nota, ha richiamato l’attenzione pubblica sulla necessità di una completa informazione che, dagli Istituti penitenziari, arrivi fino all’amministrazione regionale e centrale, in modo che le situazioni ‘problematiche’ possano essere affrontate con la dovuta attenzione. Sottolineando anche ciò che è accaduto per Afredo Cospito, detenuto al 41-bis e in sciopero della fame per molto tempo, pur non citandolo esplicitamente.

Molta doverosa attenzione è stata riservata allo sciopero della fame nel caso di una persona detenuta al 41-bis, con interrogativi che hanno anche coinvolto il mondo della cultura e l’opinione pubblica, oltre che le Istituzioni. Nella casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute avvenute a distanza di pochi giorni, ambedue in sciopero della fame rispettivamente una da 60, l’altra da 41 giorni. Quest’ultimo, ergastolano, protestava perché sin dal 2018 aveva richiesto l’estradizione nel proprio Paese.


Il Garante nazionale

non intende assolutamente sollevare problemi relativi all’assistenza che queste persone possono avere avuto nell’istituto e all’adempimento dei protocolli che sono previsti in simili casi. Intende però richiamare la necessità di quella trasparenza comunicativa che, oltre a essere doverosa per la collettività, può anche aiutare a trovare soluzioni in situazioni difficili perché non si giunga a tali inaccettabili esiti.

Cospito, dopo il ricovero in ospedale, è tornato lo scorso 3 maggio presso il carcere di Opera.