Con la fine della pandemia è arrivato il momento di fare alcune valutazioni. Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive “Spallanzani”, racconta a Tag24.it cosa abbiamo appreso da questi tre anni, del rischio di nuove pandemie, di quali aree sono maggiormente a rischio e infine dell’impatto del lockdown sui più giovani.
Intervista a Francesco Vaia sulla fine della pandemia a Tag24.it
L’Oms qualche giorno fa ha dichiarato la pandemia da Covid-19 finita. Dopo tre anni è necessario guardarsi indietro e valutare cosa questa situazione d’emergenza ci ha insegnato. Bisogna chiedersi se la sanità italiana oggi è migliorata rispetto a tre anni fa, quali siano stati gli effetti del lockdown sulla popolazione italiana e mondiale ma anche se è cresciuta la fiducia nella scienza e come poter prevenire future pandemie. Abbiamo parlato di questi temi con Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”.
Qual è stato l’impatto della pandemia sulla sanità italiana? Quali riforme saranno necessarie per il suo potenziamento?
La pandemia è stata sicuramente un enorme banco di prova per la sanità italiana che ha dimostrato di essere altamente performante. Sono emerse tuttavia alcune fragilità cui occorre porre rimedio subito. La prima cosa da fare è il potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale, a partire dal capitale umano che va tutelato e valorizzato nell’esercizio della professione e nella remunerazione. Altro aspetto decisivo è il rapporto tra ospedale e territorio. Urge potenziare il territorio: la medicina di prossimità è fondamentale per evitare i sovraccarichi ospedalieri e l’inappropriatezza dei ricoveri. Gli ospedali devono diventare sempre più da un lato strutture di accoglienza per patologie acute e tempo-dipendenti, dall’altro ospedali di patologia e specialistici. Penso ad esempio, tra gli altri, all’ospedale della madre e del bambino, degli organi di senso, del cuore-polmone e al trauma center.
È cresciuta maggiormente la fiducia nei confronti della scienza e dei vaccini?
Gli italiani hanno dimostrato di avere grande fiducia nei confronti della scienza e questo è evidente se consideriamo il livello di copertura vaccinale raggiunta nel nostro paese. Va detto tuttavia che alcune persone, pur essendo a rischio di contrarre forme gravi di malattia, hanno scelto di non vaccinarsi. Dobbiamo chiederci il perché: fatta eccezione per chi sposa a prescindere tesi ideologiche e fondamentaliste, per la verità una minoranza, molte persone erano semplicemente spaventate perché hanno ricevuto informazioni fuorvianti e spesso contraddittorie. È fondamentale quindi adottare una buona comunicazione. A queste persone bisogna parlare con gli argomenti dell’onestà e della chiarezza, in un’ottica di persuasione e mai di giudizio.
Su Facebook in un post si chiedeva se avessimo fatto realmente tutto bene. Ci sono state delle falle nella gestione della crisi?
Adesso è tempo di analizzare e capire. Ho parlato di un’analisi serena ma severa e seria. Non si tratta di cercare colpevoli e responsabili. Non serve. Quello che serve è una revisione tecnico-scientifica per capire cosa abbiamo sbagliato e, di conseguenza, per non ripetere gli stessi errori.
L’Oms invita a restare cauti in vista di prossime pandemie: quali rischi per il futuro?
L’impatto dell’uomo sul Pianeta ha raggiunto negli ultimi anni livelli mai visti prima e il numero di zoonosi trasmesse da animale a uomo è quasi triplicato negli ultimi 40 anni. Occorrerà per questo vigilare attentamente sui microorganismi emergenti che potrebbero costituire potenziali minacce per la salute pubblica e il ruolo della sorveglianza è fondamentale in questo senso. Ma a questa attività, di pertinenza degli esperti della prevenzione, occorrerà affiancare anche una sapiente comunicazione, per evitare di destare inutili allarmismi nella popolazione che alla lunga finirebbero per minare la credibilità della scienza.
Quali aree sono maggiormente a rischio e come dovremmo lavorare in vista di una politica sanitaria globale per la prevenzione di nuove pandemie?
Le aree nelle quali è maggiore il rischio che emergano nuovi microorganismi sono quelle nelle quali gli ecosistemi vengono turbati più repentinamente e nelle quali il rapporto uomo-animale è molto stretto. Alla luce di questo, è importante tenere conto degli stretti legami tra la salute umana, animale e ambientale e del ruolo che il contesto socio-economico ha sulla salute. Il cosiddetto modello One Health. Nessuno può vincere da solo simili sfide: occorre rafforzare le reti di cooperazione internazionale a tutti i livelli per offrire efficaci risposte di sistema ed in questo è fondamentale rilanciare il ruolo dell’OMS.
Il lockdown e la gestione pandemica hanno lasciato dei segni sui ragazzi: oggi qual è la situazione?
I nostri giovani hanno sofferto più di altri le conseguenze dell’interruzione della vita sociale e scolastica. Il loro evidente disagio ha molti risvolti: crescita della violenza fisica e verbale, diffusione dell’utilizzo di psicofarmaci, droghe, alcol e sigarette, aumento dei comportamenti suicidari e dei disturbi alimentari. Adesso siamo chiamati a curare le ferite inferte dalla pandemia: servono interventi congiunti, risposte multidisciplinari e un’alleanza tra Sanità, Scuola, Famiglia e Politica.