Ma che cos’è l’Autonomia differenziata? Cosa prevede questa legge? Quali sono i pro e i contro che assicura? Soprattutto nei campi della scuola e della sanità, sono molte le persone che si interrogano a proposito delle conseguenze della norma approvata questa mattina, 19 giugno 2024, sebbene tra mille polemiche e proteste da parte delle opposizioni.
Autonomia differenziata: cosa prevede, significato e cosa cambia
Il ddl Calderoli, vale a dire la legge sull’Autonomia differenziata che questa mattina è stata approvata definitivamente dopo una lunga notte di votazioni, è il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una Regione di una autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e, in tre casi, di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le Regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito, quindi, su base nazionale. La legge approvata oggi dà attuazione alla riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001, quando la maggioranza era di centrosinistra. Essa è composta da 11 articoli che, in pratica, definiscono le procedure legislative e amministrative per far sì che alcune competenze possano passare alle Regioni. La legge regola le procedure per le intese tra Stato e quelle Regioni che decideranno di chiedere una autonomia differenziata in ben 23 materie. Prima di presentare la richiesta, ogni singola Regione dovrà acquisire pareri di Comuni, Province ed enti regionali del suo territorio.
Le materie che possono diventare di competenza regionale
Le materie che ora, con la nuova legge, possono diventare di competenza regionale sono salute, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti, cultura e commercio con l’estero. Per 14 di queste materie vanno definiti i Lep, i Livelli Essenziali di Prestazione per i quali è stata composto un comitato capitanato dal giurista Sabino Cassese. E’ proprio il lavoro di quest’organismo che dovrà garantire che il gap tra le Regioni più ricche e quelle più povere non si allarghi, e che tutti i cittadini italiani abbiano fondamentalmente gli stessi servizi. Lo Stato e la Regione richiedente l’Autonomia differenziata avranno tempo 5 mesi dalla richiesta della Regione per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Tuttavia, potranno anche essere interrotte prima della scadenza sia dallo Stato che dalla Regione interessata, con preavviso di almeno 12 mesi.
La chiave di volta dei Livelli Essenziali delle Prestazioni
Il cuore della riforma è costituito dai Lep, i livelli essenziali delle prestazioni che dovranno garantire il i servizi minimi in tutto il territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard avviene sulla base di una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. L’esecutivo, entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge approvata oggi, dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Il trasferimento di funzioni da Stato a Regione sarà possibile solo successivamente alla loro determinazione e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio.
La cabina di regia
La legge sull’Autonomia differenziata votata oggi dalla Camera dei Deputati prevede anche una cabina di regia da parte del governo nazionale. Essa dovrà effettuare una ricognizione periodica del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle regioni ordinarie e individuare materie o ambiti di materie riferibili ai Lep sui diritti civili e sociali che devono essere garantiti allo stesso modo in tutto il territorio nazionale. Ne faranno parte tutti i ministri competenti, assistiti da una segreteria tecnica presso il Dipartimento Affari Regionali e Autonomie della Presidenza del Consiglio. Il Governo potrà sostituirsi a organi di Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni quando verifichi loro inadempienze rispetto a trattati internazionali, normative comunitarie oppure riscontri un pericolo grave per la sicurezza pubblica inclusa la garanzia di diritti civili e sociali e occorra tutelare l’unità giuridica o quella economica del Paese.
Scuola e sanità
I due campi su cui c’è maggiore attenzione a proposito di Autonomia differenziata sono quelli che maggiormente impattano sulla quotidianità delle persone: vale a dire la sanità e l’istruzione. Fino a ieri, erano due ‘normali’ materie che la Costituzione, all’articolo 117, assegnava alla competenza concorrente tra Stato e Regioni. Ma ora, invece, ricadono anche nella lista delle materie per le quali le singole Regioni possono chiedere più poteri. Per questo il timore è che se ne avvantaggeranno solo quegli enti che sono già più ricchi.
Il referendum
Proprio scuola e sanità saranno i due campi principali nei quali si misurerà la nuova Autonomia differenziata. Resta il fatto che la legge approvata oggi di sicuro dovrà superare anche lo scoglio referendario. Le opposizioni già hanno annunciato la raccolta delle firme per giungere a una consultazione popolare per abolirla.