Straordinario intervento chirurgico al Policlinico di Bari dove ad un uomo è stato reimpiantato con successo un braccio amputato dopo un incidente con una motosega.

L’ équipe medica ha dichiarato ufficialmente che l’operazione è stata un successo poiché nelle ultime ore il paziente è riuscito a muovere le dita della mano dell’arto in questione.

Sciolta la prognosi il paziente ha iniziato il lungo processo di riabilitazione per riprendere al pieno le capacità manuali.

L’uomo di 74 anni, originario della provincia di Brindisi, era rimasto vittima dell’incidente con la motosega lo scorso 26 Marzo 2023. L’avambraccio era completamente reciso.

I soccorsi lo avevano trasportato all’Ospedale Perrino di Brindisi in fin di vita a causa della notevole perdita di sangue.

Qui è stato subito intubato e sottoposto a cure che hanno provveduto ad eliminare corpi estranei, quali sassi, terra e filamenti d’erba, dal moncone, per scongiurare il pericolo di infezioni.

Il paziente è dunque trasferito al Policlinico di Bari per il delicato reimpianto dell’arto completamente amputato. La delicata operazione chirurgica è durata oltre sei ore.

Il paziente è stato seguito da due diverse équipe durante l’intervento: la prima di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, diretta dal prof. Giuseppe Giudice, la seconda di ortopedia e traumatologia, diretta dal prof. Biagio Moretti con la collaborazione delle anestesiste Ilaria Di Giglio Ilaria e Angela di Ciaula.

Bari reimpiantato braccio amputato: le delicate fasi dell’intervento chirurgico

La squadra ha dunque contemporaneamente trattato la porzione di braccio amputata e predisposto il paziente al reinnesto a livello del III prossimale.

Il team medico era assistito da anestesisti e personale infermieristico altamente specializzato. A questo punto, con entrambe le parti anatomiche lesionate pronte all’intervento, la squadra di chirurghi ortopedici, guidata dal dott. Massimiliano Carrozzo con la dott.ssa Floriana Palmiotto, ha provveduto ad eseguire il collegamento osseo del radio e dell’ulna con mezzi di sintesi interni ed esterni.Poi è subentrata l’équipe di chirurgia plastica.

Il prof. Michele Maruccia, la dott.ssa Caterina Angelini e il dott. De Cosmo Alessio si sono infatti occupati di ripristinare la connessione delle componenti tendinee e muscolari flessorie ed estensorie.

Poi, attraverso l’utilizzo di un microscopio, è stato possibile ricostruire microchirurgicamente arterie, vene e strutture nervose. In questo modo si è completato il reimpianto dell’avambraccio amputato dopo l’incidente con la motosega.

Ad intervento concluso, il paziente è rimasto ricoverato nella stessa struttura ospedaliera costantemente attenzionato dal personale medico.

I continui controlli hanno mostrato un costante miglioramento della ripresa della vitalità dell’arto. Dopo 45 giorni dall’operazione chirurgica, il paziente è tornato a muovere le dita della mano del braccio reimpiantato. I medici hanno sciolto la prognosi ed il paziente è stato quindi dimesso in buone condizioni cliniche.

Per lui ora si apre un lungo periodo riabilitativo con l’obiettivo di riprendere la piena funzionalità delle dita. La rigenerazione neuromuscolare infatti ha bisogno di un periodo di circa 18 mesi per potersi definire completa.

L’équipe medica è fiduciosa che al termine di questo processo, l’uomo potrà riacquisire la maggior parte delle capacità manuali.

Successo frutto della collaborazione di diverse équipe specializzate

Il Prof. Giudice ha elogiato l’operato del personale specializzato di microchirurgia.

Ha inoltre spiegato che la sinergia con l’equipe di ortopedia ha consentito il successo del reinnesto. Si tratta infatti di un intervento straordinario che mette in luce la capacità del personale medico del Policlinico di Bari.

“L’equipe di microchirurgia, reperibile 24 ore su 24, sette giorni su sette è un’eccellenza per il nostro Policlinico. La collaborazione con l’equipe del prof. Moretti rappresenta la massima espressione del concetto di ortoplastica, che prevede la collaborazione delle due specialità al fine di ottenere il massimo dei risultati funzionali nei pazienti con gravi traumi degli arti come in questo caso”.