A quasi un anno dai fatti che hanno portato alla morte di Roberto Delrio, deceduto a causa di un pugno alla testa ricevuto per una lite in strada ad Alghero, si aprono le porte del Tribunale per Roberto Di Seri. L’uomo, un 41enne, dovrà difendersi dall’accusa di omicidio preterintenzionale per aver aggredito la vittima, che si trovava in compagnia del figlio di 15 anni, che ha assistito ai fatti, per una mancata precedenza. In occasione dell’apertura del processo con rito abbreviato la madre della vittima, Anna Masia, ha inviato al quotidiano La Nuova Sardegna una lunga lettera in cui sostiene di volere giustizia per il figlio.
Roberto Delrio Alghero: al via il processo per la morte del 62enne
Sono “futili motivi”, quelli che nel giugno del 2022 hanno strappato alla vita il 62enne Roberto Delrio, morto a causa delle profonde lesioni riportate dopo essere stato colpito con un pugno violentissimo. Tutto era iniziato per una banale lite in strada. L’uomo, che si trovava a bordo della sua autovettura in compagnia del figlio di 15 anni e di un suo amico, stava per immettersi su via XX Settembre da via Barraccu, ad Alghero; in concomitanza dello stop all’incrocio, si era sporto per avere una migliore visuale, nonostante stesse sopraggiundendo un altro mezzo. Si trattava della moto guidata da Roberto Di Seri. Contrariato per l’accaduto, l’uomo era sceso e i due avevano preso a litigare.
Nonostante fossero saliti in macchina e ripartiti, poco dopo si erano incrociati di nuovo. A quel punto il motociclista era passato alle mani, picchiando il 62enne sotto gli occhi inermi del figlio. L’uomo si era salvato, ma, una volta soccorso e trasferito in ospedale, le sue condizioni erano apparse fin da subito molto gravi. Dopo qualche giorno, nonostante la forza e resistenza fisica, era morto, proprio a causa del pugno ricevuto. Pugno che ha messo nei guai Di Seri, nei confronti del quale si aprirà oggi il processo con rito abbreviato per omicidio preterintezionale. In pratica, secondo gli inquirenti, il 41enne avrebbe ucciso Delrio involontariamente: l’omicidio è “preterintenzionale” quando va al di là delle intenzioni dell’autore di un gesto e segue, quindi, altri reati (in questo caso il pestaggio).
La madre della vittima cerca giustizia per il figlio
In occasione dell’apertura del processo, la madre della vittima, Anna Masia, ha voluto rendere pubblica una lunga lettera in cui, oltre a ricordare le motivazioni insignificanti che hanno portato alla morte del figlio, ha voluto anche esprimere il proprio sentimento di giustizia.
Sono la mamma di un figlio, cui, per futili motivi è stata tolta la vita ormai quasi un anno fa. Certo, per tutte le madri i propri figli sono i migliori del mondo, ma al di là di questa ovvietà, la grande partecipazione alle esequie, gli innumerevoli attestati di stima, di amicizia e di riconoscenza non solo morale, oltre a riempirmi il cuore di orgoglio, dimostrano che il mio Roberto era apprezzato, benvoluto e conosciuto come persona perbene, onesta e, come tale, meritevole della tanta commozione e dolore che la sua scomparsa ha suscitato e suscita tuttora in familiari, parenti, amici, colleghi e semplici conoscenti,
ha scritto a La Nuova Sardegna, ringraziando tutti coloro che le hanno mostrato affetto in questi mesi di grande dolore.
Mi affido alla giustizia – ha proseguito -, confidando che faccia celermente il suo corso, nella certezza tuttavia che la peggior punizione per l’autore del gesto violento che mi ha privato di Roberto sarà il rimorso che lo accompagnerà per tutta la vita. Come per tutta la vita sarà impressa nella mente e negli occhi del figlio Jacopo la brutale violenza che lo ha separato per sempre dal padre.