Anche Sergio Mattarella è intervenuto in occasione degli Stati Generali della Natalità, un’occasione per analizzare lo stato demografico del nostro Paese: in un messaggio, il presidente della Repubblica ha speso alcune parole sul tema. L’evento, giunto alla terza edizione, si tiene all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Il titolo di quest’anno è “Sos-Tenere#quota500mila”: tra gli ospiti illustri domani, venerdì 12 maggio, ci saranno anche Papa Francesco e la premier Giorgia Meloni.

Nel suo messaggio, Mattarella pone l’attenzione sullo “squilibrio” della struttura demografica italiana.

Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive, che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità. Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all’articolo 31, richiama la Repubblica ‘ad agevolare con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose'”.

Le parole di Mattarella agli Stati Generali della Natalità: “Nascita di un figlio è segnale di speranza”

Il monito del presidente della Repubblica è dunque quello di proteggere “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. In tal senso è importante, secondo Mattarella, promuovere politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliando l’equilibrio tra vita e lavoro. Il contesto sociale si rivela in particolare difficile per i giovani, spesso costretti a rimandare il proposito di formare una famiglia inattesa di “tempi migliori”, posticipando l’esperienza di diventare genitori sino addirittura a rinunciarvi. La nascita di un figlio, ribadisce il capo dello Stato, “è segnale di speranza e di continuità delle comunità”.

A fare eco a Mattarella c’era anche il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, intervenuta a margine dell’evento.

I fattori che mettono a rischio la natalità riguardano moltissimo le pari opportunità. Noi vogliamo agire attraverso tutti i provvedimenti per sostenere il lavoro femminile, la conciliazione e l’armonizzazione tra vita e lavoro, creare un ambiente di lavoro favorevole alla maternità e alla paternità e ovviamente anche sostenere la famiglia attraverso tutti i provvedimenti, considerando come fondamentale il criterio dei figli.

Il ministro Roccella pone l’accento sul “valorizzare il ruolo delle mamme”, anche attraverso il coinvolgimento dei papà.

I padri sono fondamentali anche soprattutto nell’accompagnare la maternità. Le dimissioni dal lavoro le danno le donne, i congedi li prendono le donne, è lì che dobbiamo agire anche se vogliamo coinvolgere i padri.

De Palo: “Natalità ed economia sono strettamente collegate”

All’Auditorium della Conciliazione, durante l’evento, non si può certo ignorare un fenomeno, quello del grave calo delle nascite, che sta affliggendo l’Italia. Un tema, quello della natalità, “che riguarda la salute economica e sociale del Paese”. Lo sottolinea Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità.

Non c’entrano i valori o gli schieramenti politici, ma cosa accade nel presente e cosa accadrà nel futuro a tutti noi, nessuno escluso. Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto.

De Palo si avvale di alcuni esempi per illustrare i rischi a cui il Paese va incontro, avvalendosi anche di una battuta a sfondo calcistico.

Il Pil? Se non ci sono lavoratori chi produrrà ricchezza? I media? A che serve la digitalizzazione se non nascono più nativi digitali? Lo sport? Da un paio di anni il commissario tecnico della nazionale italiana Roberto Mancini lamenta il fatto che in Italia ci sono pochi attaccanti. È così: se nascono meno bambini diminuisce la possibilità di scelta. Le banche? Le scuole? L’Italia oggi stabilmente all’ottavo posto come potenza economica del mondo se non inverte la rotta tra una ventina d’anni crollerà al 25º posto. Natalità ed economia sono strettamente collegate.