Una donna in topless ha interrotto il discorso del CEO di Volkswagen durante l’assemblea degli azionisti per protestare contro le operazioni del gruppo nella regione cinese dello Xinjiang.
Attivisti del clima e proteste in topless all’assemblea annuale Volkswagen
Sono iniziate di primo mattino a Berlino le proteste degli attivisti per il clima contro la più grande casa automobilistica europea. Fuori dalla sala in cui si stava svolgendo l’evento, i manifestanti si sono riuniti per fare pressione sulla a affinché Volkswagen riduca la sua impronta di carbonio.
“La scienza è chiara: le emissioni delle vendite di auto pianificate da Volkswagen sono oltre i limiti planetari“. Questo il messaggio sostenuto dagli attivisti del gruppo Scientist Rebellion.
Alle battute iniziali della riunione è stata lanciata una torta contro il podio, apparentemente in direzione del membro del consiglio Wolfgang Porsche, che rappresenta la partecipazione della sua famiglia nella società, e che proprio oggi festeggia il suo 80esimo compleanno. La torta non ha raggiunto il destinatario, ma ha interrotto il discorso del presidente del consiglio d’amministrazione Hans Dieter Pötsch.
La polizia ha anche fermato un tentativo da parte dei manifestanti per il clima di incollarsi a terra sulla piazza fuori dalla riunione.
Successivamente, mentre sul palco era il turno dell’intervento del Ceo Oliver Blume, l’assemblea annuale degli azionisti della Volkswagen è stata brevemente interrotta da un’attivista per i diritti umani urlante e in topless. La donna, che è stata prontamente portata via dal personale di sicurezza, contesta alla casa automobilistica tedesca violazioni dei diritti umani nel suo stabilimento nella regione cinese occidentale dello Xinjiang, dove il gruppo ha una fabbrica con la società partner cinese SAIC.
La Cina ha sempre negato con veemenza le accuse di lavoro forzato e la Volkswagen ha affermato di non aver trovato prove in merito. Tuttavia il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito le azioni della Cina nella regione al pari di un genocidio.