Cedolare secca affitti commerciali: all’interno della riforma fiscale sulla quale si sta lavorando è presente l’intenzione di andare ad estendere la cedolare secca anche per le partite IVA e per i locali commerciali.

Ma che cos’è la cedolare secca? Come funziona? Quali sono le sue differenze rispetto alla scelta del regime ordinario di tassazione? Andiamolo a vedere insieme all’interno di questo breve articolo di approfondimento.

Cedolare secca affitti commerciali: che cos’è e come funziona?

La cedolare secca è un regime che può essere utilizzato in maniera facoltativa, in alternativa a quello ordinario, e che prevede l’esenzione dal versamento dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo, ma deve essere comunque effettuato il pagamento di:

  • un’imposta sostitutiva dell’IRPEF;
  • le addizionali comunali e regionali.

Perciò, il vantaggio della cedolare secca è sicuramente il fatto di non dover pagare l’imposta di registro e l’imposta di bollo, le quali solitamente sono dovute nei seguenti casi:

  • in caso di registrazione di un contratto di affitto;
  • in caso di risoluzione di un contratto di affitto;
  • in caso di proroga di un contratto di affitto.

Ciò, nonostante, l’imposta di registro continua ad essere dovuta dal locatore dell’immobile, nel caso in cui si verifichi una cessione del contratto di affitto.

Optando per il regime della cedolare secca, però, sia il proprietario dell’immobile che l’inquilino non possono più chiedere l’aggiornamento del canone di locazione per tutta la durata in cui l’opzione resta valida, oltre al fatto che non può essere aggiornato il canone dovuto in base alla variazione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati che viene comunicata dall’ISTAT.

Per quanto riguarda i soggetti che possono attivare questa opzione, l’Agenzia delle Entrate specifica che:

“Possono optare per il regime della cedolare secca le persone fisiche titolari del diritto di proprietà o del diritto reale di godimento (per esempio, usufrutto), che non locano l’immobile nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni.”

Per ora l’opzione relativa alla cedolare secca può essere scelta esclusivamente dai locatori che concedono in affitto degli immobili ad uso abitativo che appartengono alle categorie catastali da A1 a A11, ad eccezione della categoria catastale “A10 – uffici o studi privati”.

Possono essere comprese nel regime anche le pertinenze dell’immobile concesso in affitto, sia che vengono messe a disposizione dell’inquilino nello stesso contratto relativo all’abitazione, sia che ciò avvenga mediante la stipula di un contratto separato e successivo ad esso, a patto che il rapporto venga instaurato dalle stesse parti contrattuali.

Ma adesso, il governo sta per attuare una riforma fiscale all’interno della quale estenderà la cedolare secca agli affitti commerciali.

Ecco che cosa prevede la riforma fiscale

L’art. 5 della riforma fiscale, recante “Principi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche“, definisce per l’appunto al comma 1, lett. a), num. 1), i principi e i criteri direttivi al fine di ridurre in maniera graduale l’IRPEF.

A tal proposito, all’interno del comma 1, lett. c), del suddetto articolo legislativo, si sta pensando ad un’estensione del regime della cedolare secca anche per gli immobili che sono destinati ad un uso differente rispetto a quello abitativo.

Perciò, tutti i vantaggi che abbiamo elencato durante il corso del precedente paragrafo potranno essere applicati anche agli affitti commerciali, ai quali sarà applicata dunque un’aliquota pari a:

  • il 21% del canone di locazione ricevuto;
  • il 10% del canone di locazione ricevuto nel caso in cui l’immobile venga dato in affitto con la stipula di uno dei seguenti contratti di locazione:
    • un contratto di locazione a canone concordato;
    • un contratto di locazione transitorio;
    • un contratto di locazione in favore di studenti universitari.