Per i suoi 75 anni qualcuno potrebbe regalare alla Costituzione… un lifting. Un ritocchino. Una modifica insomma, per attualizzare e aggiornare il nostro testo alla base della Repubblica. Nel dibattito sulle riforme, fra chi vorrebbe cambiare la forma di governo, cambiare i poteri del presidente del Consiglio o cambiarne addirittura il nome in Sindaco d’Italia, i ragionamenti passano irrimediabilmente anche per una modifica al testo della nostra Costituzione.

Riforme e Costituzione: difficili ma non impossibili

Diversi governi hanno tentato, cercando di cambiare alcune parti della Carta, soprattutto per quello che riguarda la forma del nostro Stato, sulle attribuzioni delle competenze fra Stato e Regioni. Soprattutto il centrodestra che più volte ha cercato di perseguire il federalismo prima, l’autonomia differenziata poi. Eppure, a difesa della Costituzione stessa, nonostante alcune posizioni concilianti espresse negli incontri fra Giorgia Meloni e le opposizioni, nel corso degli anni molti hanno ipotizzato di doverla blindare, per cercare di mantenerla il più possibile fedele a quella nata nel dopoguerra.

I Padri Costituenti aprirono alle modifiche

Nel dopoguerra italiano, quello della Costituzione è un testo frutto del lavoro di 556 deputati dell’Assemblea Costituente dove sedevano rappresentanti di diverse formazioni. 10 per l’esattezza: fra di loro, il Partito Comunista, quello Socialista e la Democrazia Cristiana furono alla guida di altrettante commissioni, da cui ne scaturì un testo frutto del compromesso fra sinistra e cattolici. E che, per sua stessa composizione, all’articolo 138 e 139, ribadisce anche limiti e procedure per un aggiornamento costituzionale. A ulteriore conferma, torniamo al 22 dicembre 1947, con le parole che pronunciò Meuccio Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione:

Questa Carta che stiamo per darci è, essa stessa, un inno di speranza e di fede. Infondato è ogni timore che sarà facilmente divelta, sommersa, e che sparirà presto. No; abbiamo la certezza che durerà a lungo, e forse non finirà mai, ma si verrà completando ed adattando alle esigenze dell’esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione, che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità. Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento. E così avverrà; la Costituzione sarà gradualmente perfezionata; e resterà la base definitiva della vita costituzionale italiana. Noi stessi — ed i nostri figli — rimedieremo alle lacune ed ai difetti, che esistono, e sono inevitabili.