Più di 400 vittime accertate, oltre 5.500 persone disperse: è solo un bilancio parziale delle forti alluvioni che stanno colpendo la regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Le autorità locali proseguono il loro lavoro per rintracciare i superstiti, in un quadro che con il passare delle ore si fa sempre più tragico.

Tutto è cominciato la scorsa settimana, tra il 4 e il 5 maggio, quando i fiumi hanno iniziato a straripare per via delle piogge torrenziali. Un fenomeno che ha provocato delle frane: colate di acqua e fango in grado di spazzare via diverse case nei villaggi di Bushushu e Nyamukubi.

Sul posto si è recato il capo dell’amministrazione regionale del territorio di Kalehe, Thomas Bakenge. Il funzionario ha confermato l’assenza di 5.525 persone, tuttora mancanti all’appello.

Alluvioni in Congo, soccorritori al lavoro da giorni: scavano a mani nude per recuperare i corpi

In uno dei due villaggi colpiti, quello di Bushushu, si stava tenendo il mercato settimanale proprio il giorno in cui è iniziata l’inondazione. Ciò ha fatto sì che la calamità naturale colpisse un numero nutrito di cittadini, che erano accorsi da tutta la regione per fare acquisti. Molte persone si erano anche fermate per trascorrere la notte nel villaggio.

Da giorni i soccorritori sono impegnati nelle operazioni di recupero degli sfollati. Stanno continuando incessantemente a scavare a mani nude, nel tentativo di trovare sopravvissuti e rintracciare i cadaveri delle vittime. Un lavoro che, come sottolinea la Croce Rossa, è ulteriormente complicato dalla mancanza di un’attrezzatura adeguata.

Associated Press ha rintracciato una donna sopravvissuta alla tragedia insieme al marito e ai due figli. Asuza Chantal, 62 anni, ha trovato riparo in una tenda di fortuna: è però ancora sconvolta, perché due suoi nipoti sono rimasti inghiottiti dalle macerie.

Stiamo soffrendo qui. Abbiamo bisogno di aiuto.

L’appello di Medici Senza Frontiere: “Cibo e altri beni di prima necessità sono urgentemente necessari”

Nel frattempo, l’ong Medici Senza Frontiere è al lavoro per sostenere le aree colpite. Da Msf è già arrivata una squadra d’emergenza nei villaggi, ma non è sufficiente. Per questo l’organizzazione ha chiesto aiuto pubblicamente attraverso un appello di Ulrich Crepin Namfeibona, coordinatore per l’emergenza di Msf nel Sud Kivu.

La situazione in varie località del territorio di Kalehe è catastrofica a seguito delle devastanti inondazioni e frane che hanno colpito quest’area della provincia del Sud Kivu tra il 4 e il 5 maggio. La calamità si è abbattuta durante la notte e, poiché il giovedì si tiene il mercato settimanale, la popolazione di Bushushu era il doppio del solito.

L’ong parla di “centinaia di persone morte” e di “molte altre disperse”. Circa 150 feriti “sono già stati ricoverati in diverse strutture sanitarie”. Alcuni villaggi sono stati completamente cancellati dalle inondazioni, “comprese le case, i campi e il bestiame”.

Una situazione che dà adito ad un ulteriore allarme in relazione alle condizioni sanitarie degli sfollati.

In seguito alle inondazioni è alto il rischio di malattie, come infezioni della pelle e malattie diarroiche, soprattutto in quest’area vicina al lago Kivu dove il colera è endemico. Ripari, cibo e altri beni di prima necessità sono urgentemente necessari per queste comunità che hanno perso tutto. Vediamo anche bambini che hanno perso i genitori e hanno bisogno di protezione.

Si tratta dell’ennesima tragedia degli ultimi giorni nel territorio africano. La scorsa settimana un episodio analogo si è verificato in Kenya. Proprio nello stesso Paese dell’Africa orientale si era recato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per parlare dei cambiamenti climatici che stanno interessando tutto il mondo.