Inchiesta covid, Conte e Speranza saranno interrogati oggi al Tribunale di Brescia: a contestarli fuori dalla struttura c’era un gruppo di no vax e no green pass. Diciannove gli indagati per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo.

Inchiesta covid, Conte e Speranza a Brescia

L’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza sono a Brescia e alle 14 andranno nell’aula 17 del Palazzo di Giustizia per essere ascoltati dal Tribunale dei ministri in merito alla gestione della pandemia a Bergamo. Fuori dalla struttura erano presenti una cinquantina di novax e no green pass che hanno contestato l’arrivo e urlato slogan. Presente anche l’avvocato Erich Grimaldi, presidente del “Comitato delle terapie domiciliari precoci contro il covid”, che si dice danneggiato dal vaccino. A presidiare via Lattanzio c’erano i Carabinieri.

Le accuse e gli indagati

L’inchiesta in corso rappresenta uno degli ultimi – si spera – strascichi di una vicenda, quella della pandemia di Covid-19, che sembra sempre più appartenere al passato, specialmente dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato chiusa l’emergenza sanitaria globale.

In totale gli indagati per epidemia colposa ed omicidio sono diciannove. In particolare Giuseppe Conte deve rispondere per la mancata zona rossa a Nembro e ad Alzano Lombardo che sono stati nell’occhio del ciclo dopo marzo 2020. L’ex ministro della Salute Roberto Speranza invece dovrà motivare la mancata applicazione del piano per la pandemia, datato 2006, che avrebbe evitato parte dei danni provocati dal Covid in Lombardia. La procura di Bergamo sostiene che con l’applicazione della zona rossa si sarebbero evitati almeno quattromila morti. Anche Miozzo, Fontana, Gallera, Brusaferro e Locatelli sono presenti. Qualche mese fa Matteo Bassetti a Radio Cusano ha commentato così l’inchiesta covid.

Il legale di Giuseppe Conte all’uscita dell’udienza: “Ha chiarito tutto”

Al termine dell’interrogatorio presso il Tribunale dei ministri di Brescia, Caterina Malavenda, legale di Giuseppe Conte, è apparsa decisamente soddisfatta. La deposizione del suo assistito avrebbe dissipato ogni dubbio circa le decisioni prese nei primi giorni dallo scoppio della pandemia, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 2020. Conte avrebbe fatto chiarezza soprattutto sulla decisione di non istituire la ‘zona rossa’ in Val Seriana, grazie a un “appunto informale” del Comitato Tecnico Scientifico nel quale si suggeriva di intervenire con misure di contenimento nelle zone di Nembro e Alzano.
Malavenda ha, poi, concluso dichiarando la fiducia sua e del suo assistito nella giustizia:

“Abbiamo fiducia nella giustizia, ora speriamo che finisca tutto presto e bene”.

La difesa di Speranza: “Estraneo a tutte le accuse”

È durato solo mezz’ora l’interrogatorio di Roberto Speranza, il cui esito è stato riferito dal suo legale, Guido Calvi, che ha parlato di un ex ministro della Salute che si è dichiarato “totalmente estraneo” a tutte le accuse.

Calvi ha, innanzitutto, spiegato la mancata applicazione del piano pandemico del 2006 allo scoppio dell’emergenza, uno dei capi d’accusa per l’ex ministro.

Il piano pandemico del 2006 non è stato applicato perché tutta la comunità scientifica lo considerava inefficace ma è stato poi fatto tutto il possibile e si è iniziato a programmare un nuovo piano […] Perché non era stato aggiornato il piano del 2006? Non dovete chiederlo a noi…”

Calvi, poi, sostiene che Andrea Crisanti, consulente della Procura, abbia lasciato intendere che la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 5 gennaio 2020 a mettere in atto i piani pandemici influenzali “fosse vincolante”, portando all’errore le indagini condotte a Bergamo. Secondo l’avvocato, lo stato di emergenza viene proclamato dall’Oms il 31 gennaio e, di conseguenza, solo in quel momento tale raccomandazione sarebbe diventata effettivamente vincolante.