Figlia di Gianni Boncompagni che viene ad oggi ancora ricordato per il programma Non è la Rai entrato nella storia della tv. Gianni Boncompagni ha lanciato tante ragazze nel mondo dello spettacolo realizzando il loro sogno di diventare volti popolari. Non solo Ambra Angiolini ma anche Claudia Gerini, Laura Freddi, Pamela Petrarolo, Nicole Grimaudo, Antonella Elia e Lucia Ocone. In passato si era parlato però anche di rapporti poco chiari tra il regista e le ragazze lasciando intendere che lui avesse avuto un’attenzione particolare nei loro confronti. Oggi la figlia di Gianni Boncompagni, Barbara, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha svelato dei retroscena inediti sul programma.

Figlia di Gianni Boncompagni, la rivelazione su Ambra Angiolini

Dagli studi di Non è la Rai sono uscite ragazze che ad oggi sono volti conosciuti della tv. Sicuramente ad oggi Ambra Angiolini è da considerarsi la stella di quella trasmissione visto che continua a cavalcare il successo. Oltre a presentare il Concertone del 1 maggio, Ambra è stata confermata di nuovo tra i giudici di X Factor. La figlia di Gianni Boncompagni, Barbara ha rivelato al Corriere della Sera alcuni retroscena che ci rivelano una personalità fragile di Ambra. Quando esplose il successo di Non è La Rai, Ambra fu al centro dell’attenzione mediatica. Lei stessa ha raccontato più volte di essersi sentita travolta dalla popolarità e di non essere riuscita a reggerne il peso: “Un giorno in aeroporto vedo una rivista con la mia faccia. Titolo: ‘Ambra scoppia di successo’, e ‘scoppia’ era tra virgolette. Poi vado in autogrill e la signora delle pulizie mi dice: ‘Ma va, mica sei grassa’. Ho capito che gli effetti di questa situazione erano sotto gli occhi di tutti. Non c’è una cura immediata, uguale per tutti: è un processo personale che va attraversato fino in fondo”. A confermare il suo malessere è stata anche Barbara che ha rivelato: “Mi ricordo quando, vessata dalla stampa, piangeva in camerino. Papà continuava a ripetere: ‘Ambra piange, Ambra piange’. Come se fosse una Barbie o il suo giocattolino telecomandato… E io: ‘Ambra piange, sì, perché è un essere umano”.

Le donne di Gianni Boncompagni

Gianni Boncompagni in passato aveva avuto una relazione con Claudia Gerini. L’attrice aveva affermato che nonostante la differenza d’età il loro rapporto era stato paritario: “Dal punto di vista di un estraneo, può sembrare un’unione difficile. Gianni mi ricordava spesso che eravamo due pazzi. Tuttavia, posso assicurare che, nonostante la differenza di età, era un rapporto paritario”. La donna più importante nella vita di Boncompagni è stata sicuramente Raffaella Carrà. Nonostante l’ostilità della madre della Carrà che non vedeva di buon occhio Boncompagni in quanto già separato, i due hanno trascorso insieme undici anni: “Si sono innamorati artisticamente. Lei ha preso casa accanto a noi. Noi bimbe stavamo con la governante, loro facevano avanti e indietro tra i due appartamenti. Io e lei ci siamo trovate subito bene, ero la piccolina, mi chiamava ‘la mia bambina’. Mi diceva: ‘Non mi dire così che mi fai piangere’ quando le dicevo che era stupenda”. Il regista era un amante del gentil sesso tanto che anche alla fine della sua vita si fece assistere da infermiere che lui stesso aveva scelto: “Gli abbiamo messo vicino delle infermiere giovani e carine. Abbiamo fatto proprio i casting. La volta che arrivò una sostituta anziana, col rosario in mano, lui disse: state scherzando, vero? E giuro che dovemmo mandarla via”, ha ricordato la figlia.

Il rapporto con il padre

Gianni Boncompagni è stato un padre presente nella vita delle figlie. Quando il regista si separò fece di tutto per tenere con sé le figlie: “Quando si è separato, io e le mie sorelle siamo rimaste con lui. Avevamo da tre a sei anni. Papà era stato un giovane beat ed era un trentenne che iniziava una carriera importante, ma ci ha tirato su con concentrazione. Avrebbe potuto metterci in collegio o mandarci dai nonni, invece, fece di tutto per tenerci: si fece prestare i soldi da Mario Marenco per dimostrare al tribunale che poteva mantenerci”.