Di piste, per fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, gli inquirenti, nel tempo, ne hanno seguite molte. Tra le tante, anche quella di Londra, dove, in passato, si era ipotizzato che la giovane potesse essere stata portata e tenuta in vita in un ostello femminile legato alla Chiesa. La “pista londinese”, come è stata più volte chiamata, potrebbe ora riaprirsi grazie ad una lettera inedita intercettata da Pietro Orlandi e fatta avere al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, che, per volere di Papa Francesco, è tornato ad indagare sul caso.

Emanuela Orlandi a Londra? Cosa dice la lettera svelata da Pietro Orlandi

Poco più di quattro righe, una data, il 1993, un mittente, l’arcivescovo di Canterbury George Caley e un destinatario, il cardinale Ugo Poletti, all’epoca dei fatti Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma. Sono questi i principali dettagli di una lettera rintracciata da Pietro Orlandi diversi anni dopo la scomparsa della sorella Emanuela e ora presentata in Vaticano per fare luce sulla vicenda. Il contenuto, rimasto fino ad ora inedito, è stato svelato dall’uomo ai microfoni di SkyTg24.

Cara Eminenza,

sapendo che sarà per qualche giorno qui a Londra, mi sento in dovere di invitarla a farmi visita nei prossimi giorni per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi di cui sono a conoscenza. Dopo anni di corrispondenza, penso sia giusto discutere di una situazione di tale importanza personalmente. Mi faccia sapere se può servirle un traduttore personale o se nel caso la porterà con lei. Attendo la sua risposta nei prossimi giorni,

vi si legge. Si tratta di un elemento importante: non solo perché cita espressamente il caso della “ragazza vaticana”, ma anche perché fu spedita allo stesso indirizzo a cui si faceva riferimento in un’altra occasione, quello di Clapham Road, una via di Londra già citata in una lettera di cinque fogli del 1998. Si trattava di un documento scritto a macchina dal cardinale Lorenzo Antonetti, in cui venivano elencate alla segreteria di Stato le spese sostenute per Emanuela Orlandi in un arco di tempo compreso tra il 1983 – anno della scomparsa – e il 1997. Spese che ammontavano a quasi un miliardo e mezzo di lire e che comprendevano, tra le altre cose, le rette di vitto e alloggio proprio al numero 176 di Clapham Road (a volte erroneamente riportata come “Chapman Road”.

La pista londinese potrebbe riaprirsi

È possibile che Emanuela Orlandi, dopo la scomparsa, sia stata portata a Londra? Non è chiaro, come molte altre cose in questa storia. Ciò che è certo è che all’indirizzo corrisponderebbe la sede di un ostello femminile per ragazze appartenente ai padri scalabrini, una congregazione religiosa cattolica molto legata al Vaticano. Anche se non può dirlo con certezza, così come non può dimostrare l’autenticità di entrambi i documenti che vi fanno riferimento, Pietro Orlandi è convinto che Emanuela sia passata di lì.

Al di là di questa lettera ho motivo di credere che Emanuela sia stata portata là, a Londra […]. Io ho consegnato questa lettera a Diddi (il promotore di giustizia vaticano, con cui Orlandi ha avuto un colloquio lo scorso aprile, ndr) e mi auguro che il Vaticano abbia ascoltato l’arcivescovo,

ha spiegato. Da sempre l’uomo si batte in prima linea – ed è più volte finito sotto i riflettori – per la ricerca della verità sulla sparizione della sorella. Di Emanuela si persero le tracce il 22 giugno del 1983. Dopo quarant’anni di indagini, illazioni e depistaggi, la sua storia resta un mistero, come quella di Mirella Gregori, la sua coetanea scomparsa appena un mese prima, sempre a Roma. Su entrambe le vicenda sarà istituita una Commissione parlamentare di inchiesta.