E’ stato organizzato un incontro ad Istanbul con i rappresentati di Russia ed Ucraina, per estendere l’intesa che consenta al grano ucraino, ma anche ai fertilizzanti, di continuare a transitare sul Mar Nero. Un meeting decisamente importante, con l’esito che non appare del tutto scontato, dal momento che dal Cremlino è arrivata una frenata in merito. Proprio per questo motivo il sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e capo coordinatore delle Emergenze, Martin Griffiths, è atteso oggi, mercoledì 10 maggio, in Turchia.

Grano Ucraino, Lavrov frena per l’incontro di Istanbul

A colloqui dovrebbe partecipare anche Hulusi Akar, ossia il ministro della Difesa turco, nonché uno dei principali artefici dell’accordo. Proprio in merito a questo, dalla giornata di ieri sono ricominciate le ispezioni delle navi che transitano per il Bosforo nelle acque turche. Ispezioni effettuate dal centro di coordinamento congiunto, lo stesso che aveva sospeso le operazioni solamente due giorni fa.

Da Ankara filtra ottimismo rispetto la possibilità che l’accordo in vigore tra Russia e Ucraina venga esteso, visto che la sua scadenza naturale è fissata per il 18 maggio. In realtà l’intesa si rinnoverebbe automaticamente al termine dell’accordo attuale, salvo la decisione di recesso da parte di uno tra Russia e Ucraina. Proprio in merito, però, pensano i dubbi di Mosca, che da mesi richiede che attraverso il Mar Nero passino anche frumento e fertilizzanti russi, come era previsto nell’accordo iniziale. Una circostanza che non si è mai realizzata e che ha portato il ministro degli Esteri russo Lavrov a dubitare della possibilità del rinnovo dell’intesa. Lo stesso ministro ha poi aggiunto “se l’accordo è rispettato a metà, allora il tema dell’estensione si complica”.

Dallo scorso luglio ad oggi, quest’intesa, raggiunta grazie al lavoro di mediazione da parte della Turchia, ha permesso il passaggio di più di 30 milioni di tonnellate di grano ucraino. Frumento che, senza accordo, sarebbe stato destinato a marcire nei porti, bloccati dalla guerra. Questo accordo ha permesso al 55% del grano di giungere nei Paesi in via di sviluppo e per il 45% nei Paesi come Cina, Spagna Turchia e Italia, riuscendo a mitigare l’impennata dei prezzi sul mercato.