In Giappone la Camera bassa – la cosiddetta Camera dei rappresentanti – ha approvato un emendamento che punta a modificare la legge sull’immigrazione. E adesso potrebbe complicarsi significativamente la possibilità di rimanere nel Paese del Sol Levante per chi, alla seconda richiesta, ha necessità di scappare dal proprio Paese d’origine.

Giappone, legge sul diritto d’asilo: le modifiche apportate

Sostanzialmente la Camera dei rappresentanti giapponese ha approvato un disegno di legge assai controverso che vuole emendare la legge sull’immigrazione permettendo l’espulsione verso il paese d’origine di migranti che abbiano chiesto più di una volta asilo politico, anche in pendenza di un esito della domanda. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.

La questione si è posta per risolvere l’annoso problema dei centri di detenzione per immigrati irregolari. Il governo guidato dal primo ministro Fumio Kishida ha sostenuto di voler porre fine alla detenzione prolungata nelle strutture per l’immigrazione di cittadini stranieri che non rispettano gli ordini di espulsione emessi per soggiorno eccessivo.

La decisione è stata ampiamente criticata perché faciliterebbe il rimpatrio dei richiedenti asilo nei paesi di origine, anche in caso di persecuzioni in madrepatria di chi fa richiesta. Le associazioni di categoria infatti denunciano che chi non riuscirà ad ottenere al primo tentativo lo status di rifugiato, potrebbe correre il rischio di tornare a subire maltrattamenti nel Paese d’origine. L’emendamento, prima di entrare ufficialmente in vigore, dovrà essere discusso dalla Camera dei consiglieri.

Il Giappone attualmente non può espellere cittadini stranieri nei paesi d’origine mentre le loro domande per lo status di rifugiato sono ancora in sospeso. E così il governo sospetta che molti abbiano abusato del sistema, chiedendo più volte il diritto d’asilo per gli stessi motivi con l’obiettivo di rimanere nel paese in maniera prolungata.

L’emendamento previsto include anche una possibilità molto curiosa, che potrebbe tutelare i richiedenti asilo da un ritorno pericoloso nei Paesi d’origine: la misura infatti prevede di concedere lo status di “quasi rifugiato” a persone provenienti da paesi e regioni colpiti da conflitti, per consentire loro di rimanere in Giappone anche se non soddisfano appieno i criteri per i rifugiati. Rimane, tuttavia, difficile richiedere asilo nel Paese del Sol Levante: nel 2022, il Giappone ha concesso lo status di rifugiato a 202 persone, un record da quando ha iniziato a concederlo nel 1982, ma un numero irrisorio se paragonato alle concessioni fatte dai Paesi europei e dagli Stati Uniti.