Perugino Stato dell’Arte. La Galleria Nazionale dell’Umbria ha deciso di rendere omaggio al grande Maestro rinascimentale con un mostra interamente dedicata al suo lavoro, a 500 anni dalla morte. Il titolo della mostra richiama la fama e il riconoscimento che già i contemporanei gli riconoscevano, si è infatti scelto di chiamarla “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo”. La curatrice Veruska Picchiarelli ha spiegato il perché della scelta a Stato dell’Arte, su Cusano Italia Tv: “Sembrava la definizione migliore che si potesse dare ancora oggi a Perugino considerando che sono le parole espresse da uno dei più grandi committenti del suo tempo, fra Quattrocento e Cinquecento, stiamo parlando di Agostino Chigi, che è stato uno dei maggiori mecenati della storia dell’arte. La nostra intenzione è quella di recuperare lo sguardo che i contemporanei avevano appoggiato sul pittore, di ricostruire i passaggi che l’hanno portato ad essere una figura di snodo importantissimo, anche per determinare le sorti successive della storia dell’arte”.
Perugino, la mostra a 500 anni dalla morte
Perugino Stato dell’Arte. La produzione del pittore è sconfinata, anche per questo si è scelto di analizzare un solo periodo, fermandosi al 1504-1505: “La scelta è stata determinata da due fattori” spiega Picchiarelli “prima di tutto dal fatto che gli ultimi anni della carriera di Perugino sono stati oggetto di una mostra che si è tenuta Perugia 19 anni fa, si trattava quindi di una fase della sua esperienza professionale ben delineata e facilmente anche ripercorribile grazie all’abbondanza di documenti, di opere firmate e testimonianze; il secondo fattore è quello di porre l’attenzione sulla fase propulsiva della sua carriera, una fase lunghissima che dura circa 35 anni, perché è quella nel corso della quale attraverso continui aggiustamenti mette a punto una cifra stilistica riconosciuta come modello da moltissimi pittori. Un vero e proprio linguaggio nazionale”. Il fatto che in un arco di tempo che copre diversi decenni il modello di Perugino diviene un esempio per molti pittori attivi in tutta Italia e permette qualcosa che ai tempi di Giotto non si era più visto: la diffusione di una Koiné. Un linguaggio nazionale che unifica dal punto di vista culturale ed artistico una realtà politica, che unita ancora non era. Quello che ci ha interessato nel progetto di mostra è stato far vedere come artisti di provenienza eterogenea avessero riconosciuto qualche cosa di importante in Perugino. Ciò si lega al fatto che aveva intercettato una tendenza che era destinata a crescere: il ritorno del classicismo”.
La curatrice a Stato dell’Arte: “Durante i lavori scoperto anche un auto ritratto di Perugino”
Moltissime le opere in mostra, una delle quali ha attirato l’attenzione della stampa, perché si è rivelata essere un auto ritratto inizialmente attribuito a Raffaello. Una scoperta avvenuta per caso, come racconta Veruska Picchiarelli: “Il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini, curando la mostra e occupandosi dei ritratti di Perugino, si è accorto che quello che passava come un generico ritratto virile attribuito a Raffaello ed esposto a Palazzo Pitti, era in realtà un auto ritratto di Perugino. Questo è stato comprovato dalla sovrapposizione di quest’opera a un altro auto ritratto che Perugino a dipinto al Collegio del Cambio. La corrispondenza era assoluta e si tratta della stessa fisionomia, anche se è leggermente più giovane”.