Ci sono le riforme costituzionali al centro dell’agenda politica ed è come un film già visto: la maggioranza che vuole porsi come l’esecutivo che cambierà l’Italia, l’opposizione che vuole salvare l’Italia da chi vuole rovinarla. Ma il nostro paese non ha una grande tradizione in termini di riforme. Quella più strutturale – la Renzi-Boschi – non è passata. Altre hanno effetti, per taluni discutibili, ancora oggi. Pensiamo alla riforma del titolo V e a quella del taglio dei parlamentari che ci ha portati, dritti, alla prima legislatura con camere semivuote (quella in essere). Questo gioco delle parti si è declinato nelle ore addietro poiché il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato i gruppi di opposizione per raccogliere pareri e sentori ma senza transigere sui suoi obiettivi: Presidenzialismo ed Autonomia su tutti.

Riforme, l’ottimismo di Casellati

Il governo andrà avanti, o almeno ci proverà. Lo ha fatto capire anche Maria Elisabetta Casellati, Ministro delle Riforme e la Semplificazione, che è intervenuta sull’edizione odierna del Corriere della Sera. Le sue parole:

I tempi sono ormai maturi – spiega Casellati – la riforma costituzionale non può essere una priorità solo del centrodestra, ma una scelta obbligata di tutti perché il nostro paese ha avuto 75 anni storia repubblicana, 68 governi, con una durata media di 14 mesi. Serve dunque più stabilità per rendere l’Italia più credibile e più competitiva nell’economia mondiale. Non si può programmare il futuro se cambiano con una rapida successione di governi continuamente le regole -aggiunge – e poi serve restituire ai cittadini la sovranità popolare della scelta del presidente della Repubblica o del presidente il Consiglio.

Casellati, quindi, si dice ottimista e pensa già ai tecnicismi di una delle due riforme, quella per l’elezione diretta del capo dello stato: premierato o semipresidenzialismo alla francese? Il suo commento:

Il tema non è semplice. È la grande sfida del nostro paese. Invece di esprimere preferenze credo sia più giusto trovare il ‘punto di caduta’, la sintesi in grado di portare alla massima condivisione possibile. Una proposta aperta per raccogliere tutti i contributi utili, ma nell’ambito di un perimetro delimitato da un lato l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del Consiglio e dall’altro la garanzia di stabilità. Un ‘modello italiano’ che non deve necessariamente coincidere con modelli sperimentati in altri paesi.

L’atteggiamento della Ministra non sembra essere quello di chi è pronto ad ignorare tutto e tutti pur di andare a dama. Tant’è che non esclude una bicamerale:


Non sono pregiudizialmente contraria alla bicamerale, anche se in passato si è sempre tradotta in un nulla di fatto, ma preferirei usare lo strumento che padri costituenti ci hanno indicato come via maestra per le modifiche costituzionali nell’articolo 138 della Costituzione”. L’obiettivo, conclude Casellati, resta mettere in cantiere la riforma prima dell’estate, dopo aver sentito anche i costituzionalisti.

Una mano allungata da Renzi

Giorgia Meloni potrebbe trovare alleati tra i banchi dell’opposizione. Matteo Renzi, uno che la Costituzione ha provato pure a cambiarla, è pronto a farsi alleato ma solo qualora si andasse verso il premierato:

Io dico alla Meloni: vai avanti, noi sul premierato ci stiamo anche se non ci stanno gli altri e saremo corretti con voi a differenza di quanto fece la destra con le nostre riforme.

Così, il leader di Italia Viva, alla Stampa. Non l’elezione del Capo dello Stato, quindi, ma del Premier. È, niente più niente meno, che la proposta veicolata dal Terzo Polo in occasione della campagna per le Politiche: il Sindaco d’Italia. Sempre Matteo Renzi su questo tema:

Io sono coerente con la mia storia. Noi lo dicevamo quando eravamo al governo, lo diciamo quando siamo all’opposizione.