La pensione Opzione donna perderà terreno nel 2024? Con tutti i risvolti della riforma pensioni, la misura potrebbe essere oggetto di nuovi correttivi o nella peggiore delle ipotesi, non essere più prorogata.
Il problema è che le donne potrebbero dover dire addio a una misura anticipata, ma tanto penalizzante. Vediamo insieme le previsioni future per la pensione Opzione donna.
Opzione donna: perderà (ancora) nel 2024? C’è tempo per la riforma pensioni
Il governo, comunque, non lavora alla riforma pensioni, ogni discussione è slittata al prossimo autunno. Se non ci saranno nuove condizioni, non ci sarà spazio per nuove riflessioni su pensioni minime, Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna.
Ora però, proprio sulla pensione donna, stanno circolando “voci” che suscitano una certa preoccupazione. Per questo, interessa sapere se e come verrà confermata Opzione donna nel 2024.
Opzione donna: riforma pensioni ipotesi 2024
Il governo Meloni non ha ancora deciso sul futuro da destinare alla pensione donna. È possibile che l’Esecutivo metta mano a nuovi correttivi prima del tempo, ma ci sono diversi risvolti da considerare.
Alla fine, si spera in un ritorno dei precedenti requisiti, ovvero al periodo dove l’accesso alla pensione anticipata Opzione donna non era vincolata, ma libera per le lavoratrici dipendenti e pubbliche.
Come è probabile che la misura non venga differita nel 2024. Sicuramente, non è una consolazione sapere che le condizioni istituite nel 2023, hanno tagliato fuori dal meccanismo tante lavoratrici e che la stessa misura potrebbe non trovare posto nell’ordinamento previdenziale 2024.
Nella previdenza sociale, fino a poco tempo fa, c’è spazio per un’uscita anticipata dalla lavoro a 58 e 59 anni con 35 anni di contributi.
Una pensione donna correlata al sistema contributivo con una penalizzazione nella liquidazione del trattamento nella misura del 30 per cento.
Quali sono le ultime novità sulla pensione donna?
C’era una volta una pensione anticipata aperta a tutte le donna senza condizioni, ma solo perfezionati i requisiti anagrafici (58 e 59 anni) e contributivi (35 anni di versamenti). Passata a un pensionamento a 60 anni per tutte le lavoratrici (pubblico e privato), se legate alla categoria “fragili”.
Opzione donna è stata legata a una diversa strategia previdenziale, a cui si è aggiunto uno sconto anagrafico di almeno 2 anni, ovvero un anno per ogni figlio a carico o due con più figli.
Passata la prima tempesta non è cambiato nulla, tante le previsioni formulate per ammorbidire l’accesso alla misura, stroncate al nascere con il DEF. Rinviata al prossimo autunno anche l’ipotesi di dirottare quote di scostamento di bilancio in Opzione donna, per ampliare la platea delle beneficiarie.
Non è certo un mistero che la pensione donna potrebbe non essere rinnovata dopo il 31 dicembre 2023.
Il problema è che nell’attendere la promozione di un canale d’uscita previsto esclusivamente per il mondo delle lavoratrici, si finisca per creare una soluzione alternativa a Quota 103.
Ragion per cui, da questo punto di vista tecnico, si temono i requisiti di quest’ultima misura che portano all’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi.
Le ipotesi della riforma pensioni per l’uscita dal lavoro delle donne
Secondo il sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro, Claudio Durigon, è tempo di cambiare la parte penalizzante legata all’uscita anticipata dal lavoro. Slegare Opzione donna dal taglio dell’assegno pensione nella misura di circa il 30 per cento con il sistema di calcolo contributivo.
Più convinto il Ministro dell’economia, Giorgetti, sul differimento della misura per il 2024, considerando che non esistono i margini temporali per attivare un’altra strategia previdenziale per le donne.
In conclusione, le lavoratrici che rientrano nella categoria “fragili”, potrebbero avere più di una scelta previdenziale, considerando la presenza di più misure, come appunto: Ape sociale, Quota 41 e Opzione donna.