Qualcosa sta accadendo. Ne sono sicuri sia dentro che fuori dal PD. La vittoria di Elly Schlein alle primarie ha sconquassato l’assetto dem sia nel bene che nel male: la parte più radicale del partito ci ha visto la scintilla per una rinascita, e di questo si sono convinti via via anche altri pezzi del Nazzareno meno radicali ma predisposti al cambiamento. A chi non è andata giù questa vittoria è tutta la base riformista e quella cattolica riconducibile al filone della Margherita. Ricordiamo, ad esempio, il veloce addio di Beppe Fioroni – tra i padri fondatori del PD – che ha detto di sentirsi estraneo a casa sua.

Emorragia PD: tre uscite dal partito

Carlo Cottarelli, economista prestato alla politica, è già tornato sui suoi passi. Da una parte ha detto di non sentirsi a suo agio nei toni animosi e duri della politica odierna, dall’altra ha ammesso di non gradire lo spostamento – comunque ritenuto legittimo – a sinistra del partito grazie alla vittoria di Elly Schlein alle primarie. E allora arrivederci a tutti: è pronto ad accettare un ruolo all’università Cattolica di Milano. Ma le dimissioni di Cottarelli, che ha deciso di lasciare il suo posto al Senato facendo spazio a Cristina Tajani, non rappresentano il solo caso di uscite dal partito. Prima di lui hanno detto addio Caterina Chinnici ed Enrico Borghi passati, rispettivamente, a Forza Italia ed Italia Viva.

Le reazioni

L’addio di Carlo Cottarelli ha immesso un clima di disagio all’interno del PD. Lorenzo Guerini, punto di riferimento dell’area riformista dem, ha detto che le dimissioni dell’economista: “evidenziano un disagio politico che sarebbe sbagliato sottovalutare o verso le quali mostrare indifferenza. Le uscite di questi giorni – prosegue il Senatore – certamente diverse tra loro sono motivo di preoccupazione per me e penso preoccupino anche chi ha la responsabilità della guida della nostra comunità”. A quelle di Guerini fanno eco le parole di Piero Fassino – in prima linea per la mozione Bonaccini – che ammonisce Schlein per aver fatto perdere la natura variegata del PD con un riposizionamento rigidamente netto. Le sue parole:

Pur rispettando la decisione del senatore Cottarelli e rammaricandomene, non posso condividere una scelta di abbandono. Il Pd è nato e vive dell’incontro tra culture e sensibilità diverse e deve essere responsabilità di ognuno concorrere con le proprie convinzioni alla coesione e all’unità del Pd. Ed è compito del gruppo dirigente assicurare che ognuno si senta pienamente parte del partito.

Altri esponenti come Piero De Luca, Marianna Madia e Lia Quartapelle hanno manifestato dubbi per il posizionamento assunto dal Pd, troppo sbilanciato a sinistra. Ma, allo stesso tempo, hanno confermato che la casa dei riformisti e liberali rimane al Nazareno. Elly Schlein, che al momento non ha commentato nessuno degli addii che hanno toccato il suo partito, prosegue dritto con la barra e con gli obiettivi prefissati: rigenerare il PD con nuovi tesseramenti e portarlo ad essere il partito rivelazione delle elezioni europee dove si ambisce ad un 30%.

Renzi si sfrega le mani

Nel Terzo Polo lo vanno dicendo da un minuto dopo la vittoria di Schlein alle primarie del PD: ora in molti verranno da noi. Ne è ancora più convinto, visti gli ultimi avvenimenti, Matteo Renzi. Nella sua newsletter, il leader di Italia Viva ha scritto:

Il Pd di Elly Schlein perde pezzi. Dopo Marcucci, Fioroni, Chinnici, Borghi oggi è il turno di Cottarelli. Per chi segue le nostre Enews da tempo queste scelte non sono una sorpresa. Io dico che è solo l’inizio. Diamo tempo al tempo e il quadro politico di questo Paese cambierà profondamente. Siete d’accordo?

Al momento solo uno dei tre pezzi uscita dal PD – Enrico Borghi – ha scelto Italia Viva. Cottarelli pare – dai retroscena – aver resistito alle lusinghe di Azione. Tuttavia, a sentire Renzi, sembrano promettenti le ragioni per le quali immaginare future migrazioni dal Partito Democratico al Terzo Polo.