Sanità medici fuggono. C’è chi si trasferisce all’estero, c’è chi va a lavorare nel settore privato e chi sceglie invece la carriera come medico di base, considerata più tranquilla. Strategie diverse per ottenere un solo risultato: la fuga dai grandi ospedali pubblici italiani. Ed è una grande fuga quella dei nostri camici bianchi verso salari migliori e turni meno massacranti, perché sono 10 al giorno, in media, i medici che abbandonano la sanità pubblica. E’ l’ennesima denuncia di Anaoo Assomed (l’associazione dei medici dirigenti), che al Messaggero spiega: “Gli anni terribili della pandemia avevano accentuato questo fenomeno, ma ora il flusso in uscita sembra inarrestabile”.

Sanità in crisi e i medici fuggono

Sanità medici fuggono. Anche perché si parla di scelta volontaria, nel computo sono esclusi i pensionamenti e i decessi. Una situazione che vista in prospettiva appare paradossale, in passato lavorare in ospedale era considerato prestigioso e indice di una carriera ben avviata. Oggi non è più così: troppe le aggressioni avvenute in corsia, troppi i turni che si trasformano in massacranti, troppe le difficoltà di carriera e soprattutto, probabilmente, troppo bassi i salari rispetto alla media europea. “E non dimentichiamo le continue cause giudiziarie di chi ritiene di avere subito un torto in ospedale, che quasi sempre terminano in archiviazione perché sono ingiustificate, ma comunque alimentano lo stress tra i medici”, spiega il segretario di Anaao Assomed Pierino Di Silverio.

I numeri della grande fuga

I numeri della grande fuga. Così, già tra il 2019 e il 2021, 21mila medici hanno lasciato i reparti italiani e 8 mila lo hanno fatto per scelta, soprattutto nelle regioni del Sud, come Calabria, Sicilia, ma anche nel Lazio, in Lombardia e in Liguria. Ad assorbire questo grande esodo ci sono le strutture private, ma anche gli stessi ospedali pubblici secondo il meccanismo dei così detti “gettonisti”. Si tratta di liberi professionisti che tamponano le emergenze quando alla struttura sanitaria serve personale aggiuntivo, cioè praticamente sempre. Guadagnano di più, per loro il compenso orario può andare dai 60 ai 110 euro l’ora, ma lavorano meno. Un fenomeno in espansione che non sembra convincere il Ministro della Salute Orazio Schillaci: “Possibile che dovessi arrivare io per accorgermi che questo tipo di gestione degli ospedali è inaccettabile?” ha commentato, prima di annunciare provvedimenti per limitarlo, come una riduzione degli slot appaltabili o la verifica delle qualifiche.