La figlia di Aldo Moro, Maria Fida Moro, pubblica una nota in occasione dell’anniversario dell’uccisione del genitore, nella quale esprime tutto il suo rammarico e la sua rabbia nei confronti dell’Italia, “paese immemore”.

La figlia di Aldo, Maria Fida, contro l’Italia, “mio ex Paese immemore” dove “ogni cosa è andata irrimediabilmente perduta”

Ogni anno la ferita aperta quel 9 maggio 1978 nel tessuto sociale e politico italiano sembra riaprirsi. La morte di Aldo Moro, il cui cadavere venne ritrovato in via Caetani, a Roma, è ancora oggi, a 45 anni di distanza, uno dei tanti simboli di un paese incapace di fare i conti col proprio passato, destinato a lasciare scorie dolorose per un tempo indefinito. Soprattutto per chi era più legato al leader della Democrazia Cristiana, costretto ogni anno a fare i conti con celebrazioni e commemorazioni il cui significato si fa sempre più flebile, in assenza di una memoria storica condivisa sui fatti di quegli anni tanto complessi e cruciali per la Storia del nostro paese.

In questa prospettiva occorre leggere le parole, affidate a una nota, scritte dalla figlia di Aldo Moro, Maria Fida, con le quali, in un misto di rabbia, rimpianto e affetto verso il genitore, se la prende con l’Italia, “paese immemore”, colpevole di aver lasciato svanire ogni ricordo di ciò che suo padre ha rappresentato. Lo fa prendendo spunto dalla scena di un telefilm nella quale una signora inglese nota sulla panchina di legno su cui è seduta un targa in ottone dedicata a suo padre, Hector, con la data di nascita e quella di morte. Toltasi il cappello, lo usa per ripulire quella targa, “come una brusca carezza”, scrive la figlia dello statista democristiano, per poi aggiungere, con rammarico:

“Non vedo all’orizzonte in questo 45esimo 9 maggio alcuna panchina amorevole a segnalare il passaggio sulla terra di mio padre Aldo Moro, né una piccola targa in ottone, né altro”.

Maria Fida Moro e la sua lotta personale per tenere viva la memoria di suo padre

La primogenita di Moro conclude con una nota dolente, dedicata a un paese, l’Italia, che non è in grado di mostrare rispetto verso la figura di suo padre.

“So bene che tutto è andato perduto, proprio tutto, e che risuonano solo le voci cattive mentre quelle buone tacciono […] Affido al vento – anche lui invisibile – una carezza mancata da parte del mio ex Paese immemore. Nulla è possibile, senza amore. Nulla. Infatti ogni cosa è andata irrimediabilmente perduta”.

Le commemorazioni dell’uccisione di Moro hanno, dunque, scatenato nuovamente un turbinio di ricordi e di sofferenza per Maria Fida Moro, che da anni si batte perché quel dolore privato suo e della sua famiglia riceva il rispetto che merita, al pari della memoria del genitore assassinato dalle Brigate Rosse.
È di poco tempo fa, infatti, la dura presa di posizione contro la Rai e il regista Marco Bellocchio per la serie Esterno Notte, colpevole di aver riportato a galla per l’ennesima volta una vicenda che, ogni volta, rappresenta per lei e chi le sta accanto, uno strazio indicibile.