“Licenziata per il colore dei capelli”. È l’ultima motivazione che parrebbe aver preso un’azienda di Casalecchio nei confronti di una giovane lavoratrice. La vicenda, denuncia Francesca Sparacino, la ragazza licenziata, è avvenuta presso il negozio di abbigliamento Suite Benedict, nel centro commerciale Gran Reno.
Francesca era stata assunta con la promessa, però, di scurirsi i capelli visto il suo colore fucsia. Quindi una nuova tinta era il giusto compromesso. E così ha fatto Francesca, che oltre a commessa è anche consigliera comunale dl partito Rifondazione comunista a Granarolo dell’Emilia (Bologna).
“Avevo i capelli fucsia e mi è stato chiesto di renderli più scuri. L’ho fatto, con una tinta ciclamino che mi ha permesso di essere assunta in prova, nonostante non ritenessi giusta la richiesta. Ma avevo bisogno di lavorare e ho accettato”.
Racconta la ragazza. Il problema è – e lo sa bene chi si tinge i capelli – che dopo vari sciacqui e lavaggi, la colorazione ha iniziato a schiarirsi e quindi Francesca è dovuta correre di nuovo a chiedere aiuto dal parrucchiere per una tinta colore melanzana.
“Non mi sarei mai aspettatala la lettera di licenziamento: in questo periodo non si sono verificati problemi, mi sono state date le chiavi del negozio, mi è stato chiesto di aiutare nella formazione di una neoassunta, nessun preavviso dunque se non un rapido scambio di messaggi con la mia capoarea poco prima. Mi ha detto esserci di nuovo un problema con il colore dei capelli e per la prima volta mi ha parlato di un color mogano che secondo lei era stato concordato. Con la mia colorazione, questa tonalità non è possibile perché non terrebbe: per questo con la mia parrucchiera abbiamo optato per un melanzana”.
Licenziata per il colore dei capelli, i messaggi su Whatsapp
Francesca, però, era stata criticata anche per il suo abbigliamento, come riporta Fanpage. In uno scambio di messaggi su Whatsapp, la responsabile del negozio accusa la consigliera comunale di venire a lavoro con la tutta. Ma Francesca risponde che anche altre colleghe vengono a lavoro in tuta, e una ha anche i capelli blu. Dopo una settimana arriva la lettera di licenziamento per non mancato superamento del periodo di prova.
“Ma qui c’è un’evidente discrepanza tra ciò che mi è stato chiesto e fatto fare rispetto alla motivazione. Se non fossi stata all’altezza, motivo per cui avrei anche accettato il licenziamento, non avrebbero dovuto mettermi in affiancamento una nuova arrivata o darmi altri incarichi importanti. Anzi, un giorno sono entrate in negozio mamma e figlia: la mamma aveva il mio stesso colore di capelli, ci siamo scambiate i complimenti a vicenda. Altre volte, come nel caso della ristorazione, mi è stato chiesto come da regolamento di togliere i piercing: l’ho fatto ben volentieri e giustamente. Sono regole corrette. Non lo è essere lasciate a casa per l’aspetto fisico”.
La 24enne ha comunque iniziato a muoversi con il sindacato Usb e un legale, che probabilmente chiederà il reintegro e un risarcimento.