“Papy, ci sei? Ce la fai? Sei connesso?”. Un tormentone degli anni 2000 che non potete aver dimenticato. Una comicità diversa da quella a cui man mano ci siamo abituati negli ultimi anni, che ha segnato intere generazioni. Dalla gavetta alle tante porte in faccia fino ad arrivare all’apice della sua carriera con gli anni passati a Zelig e poi oggi, l’amore per il teatro, per i live e per la televisione: Pino Campagna si racconta in esclusiva a Tag24.
Pino Campagna oggi e a Zelig
Dal Papy Ultras con monologhi scoppiettanti sulla non comunicazione genitori-figli alle gag sui dialetti pugliesi. Un successo straordinario quello di Pino Campagna, volto della trasmissione comica Zelig, che dal 2003 in poi è entrato nelle case di milioni di italiani regalando sorrisi e spensieratezza. Dopo anni di studio e gavetta il programma tv di Canale 5 ha regalato a Pino la notorietà. “L’esperienza di Zelig mi ha cambiato la vita. Ancora oggi – ha raccontato il comico in esclusiva a Tag24 – quando incontro le persone mi ripetono il tormentone del Papy Ultras. Sono stati 8 anni splendidi. È stato il mio periodo più fecondo sia per me che per la trasmissione. Eravamo un cast importante fatto di grandi comici che hanno dedicato una vita a questo lavoro. Non ci si può improvvisare e i risultati si vedono. Hanno iniziato a fare scelte diverse e gli ascolti piano piano sono scesi. Oggi tanti sono impreparati, spesso inguardabili”.
Scelte, quelle fatte dagli autori di Zelig, che Pino prova a spiegare: “Hanno voluto sperimentare. Dal 2012 in poi hanno iniziato ad inserire gente nuova ma non è più la stessa trasmissione. Io ho iniziato nel 2003 e per circa dieci anni è stato un programma di successo incredibile. Sono convinto che ancora oggi sia la Champions League del cabaret, lì devi solo entrare e fare gol. Eravamo un gruppo di comici pionieri ed agguerriti. Siamo entrati maturi – sottolinea Campagna – alle spalle avevamo anni di fango e tanta gavetta. Penso che per molti di noi fosse il posto giusto al momento giusto”.
I tormentoni di Pino Campagna
Personaggi riusciti e tormentoni veri e propri durati negli anni. Pino racconta come sono nati: “Mi sono inventato il personaggio del Papy ultras ed ha funzionato. Parlavo in un modo curioso e giocavo sulla difficoltà di comprensione nel passaggio generazionale. Pensate che io incredibilmente venti anni fa dicevo ‘sei connesso?’. Pensateci oggi alla connessione, è più attuale che mai. Non so se sia stato un colpo di fortuna o ero avanti con i tempi. Però i pezzi del 2003/2004 potrebbero funzionare ancora, sotto alcuni aspetti non è cambiato nulla. Quello è diventato un ritornello che mi richiedono a ogni spettacolo”.
Gli spettacoli, quelli a cui Pino si è dedicato molto negli ultimi anni: “Sono in giro con il mio live che sta marciando molto bene, stiamo avendo tante soddisfazioni. Per ora sono concentrato su questo, poi a ottobre riprenderò con la televisione per una bella trasmissione di comicità che facciamo su Comedy Center nel bouquet di Sky”.
La comicità sui social
Gli anni passano però e le cose cambiano. Oggi basta fare video simpatici sui Instagram o TikTok per diventare virali: “I social network hanno modificato tutto – dice Pino Campagna – abbassando eccessivamente la qualità. Ogni giorno ci sono delle new entry che durano un tempo brevissimo. Non hanno nessuna capacità, se non quella di accendere un cellulare e dire qualcosa che faccia ridere. Il cabaret però è un’altra cosa. I social possono essere utili ma per altro. Questo lavoro è una cosa seria – aggiunge il comico pugliese – io gli ho dedicato tutta la vita. Non è alzarsi la mattina e fare un TikTok senza nessuna gavetta e preparazione. La viralità prima o poi va scemando e la notorietà passa in fretta. La comicità, quella vera, è studio, impegno, dedizione e pazienza. I Pino Campagna, gli Ale & Franz, i Beppe Braida e tanti altri non sono nati per caso e sono durati nel tempo. La differenza è sostanziale. Di porte in faccia ne abbiamo ricevute tante, ma abbiamo creduto sempre in quello che facevamo e il tempo ci ha dato ragione. Me ne accorgo ogni volta che faccio le teatrali, quando entro in scena c’è un applauso incredibile e mi emoziono anche solo a raccontarlo. Questo mi dice che ho costruito qualcosa di bello – conclude Pino – e l’ho fatto in molto serio”.