È salito alla ribalta delle cronache con il nome di “delitto di via Boves”, quello con cui Rosa Fabbiano uccise e fece a pezzi la madre, Lucia Cipriano, a Melzo. Il corpo dell’anziana fu trovato il 26 maggio 2022. A un anno dai fatti, la presunta responsabile si prepara ora alla prima udienza del processo che la vede imputata per omicidio volontario pluriaggravato, in programma per la fine del mese. Da alcuni rilievi effettuati dal Ris sarebbe intanto emerso il possibile coinvolgimento di una figura maschile. Si fa strada, quindi, l’ipotesi di un complice, ora ricercato dagli inquirenti.
Rosa Fabbiano verso il processo per l’omicidio della madre a Melzo: prima udienza il 29 maggio
L’unica indiziata per la morte di Lucia Cipriano, l’anziana trovata senza vita nella sua abitazione di Melzo lo scorso maggio, è, per ora, la figlia, Rosa Fabbiano. Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, la 59enne avrebbe ucciso la madre all’interno della vasca da bagno e avrebbe poi fatto a pezzi il cadavere. Per questo, davanti ai giudici, dovrà rispondere di omicidio volontario, mutilazione e soppressione del cadavere. La prima udienza del processo a suo carico è stata fissata per il prossimo 29 maggio. Stando agli ultimi sviluppi sul caso, potrebbe presto emergere un nuovo imputato.
Dai risultati di alcuni rilievi effettuati dal Ris di Parma su dei reperti prelevati all’interno dell’abitazione della vittima – tra cui alcuni oggetti probabilmente usati per sezionarne il cadavere -, sarebbe infatti spuntato un profilo genetico maschile ignoto. E si starebbe facendo strada, tra gli inquirenti, l’ipotesi di un complice, ancora ignoto, che potrebbe aver aiutato l’imputata, forse anche per l’omicidio. La risoluzione del caso potrebbe quindi essere più complessa di quanto apparso finora. Saranno le indagini della Procura a chiarire i dettagli di quanto accaduto, insieme, forse, alle dichiarazioni di Fabbiano, che per ora, però, non ha mai parlato.
La ricostruzione dei fatti
Per il matricidio Fabbiano si trova in carcere da quasi un anno. Fu arrestata il 26 maggio 2022 dopo il ritrovamento del corpo dell’anziana, avvenuto per mano della figlia minore che, dopo non essere riuscita a mettersi in contatto con la madre per diverso tempo, aveva deciso di farle visita. Al suo arrivo da Trento, dopo aver incontrato le reticenze della sorella, che le aveva impedito di entrare nel bagno dell’abitazione, aveva scoperto i resti del cadavere della madre.
Ho fatto un disastro, ho fatto un disastro, portami dai carabinieri,
le aveva detto Rosa, confessando il delitto. Poi, mentre si trovava in macchina con la sorella, aveva provato a fuggire nei campi. Era stata rintracciata dai carabinieri della compagnia locale, avvertiti dalla sorella, e arrestata. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, l’omicidio era da imputare a diverse settimane prima.
Fabbiano, preoccupata per le condizioni di salute della madre, drammaticamente peggiorate nel giro di qualche mese, avrebbe deciso di toglierle la vita per non doversi più occupare di lei, non avendo trovato un’altra persona che potesse accudirla. L’84enne, non più autosufficiente, sarebbe stata accompagnata in bagno. Qui la figlia l’avrebbe adagiata nella vasca, coprendola con un telo di cellophane e provocandone la morte per asfissia. Poi, sempre in bagno, l’avrebbe fatta a pezzi con una sega, rinvenuta accanto ai resti del corpo.
Se sia stata aiutata da un uomo saranno gli inquirenti a dirlo, una volta seguiti i prossimi passi. Si attende, intanto, che inizi il processo: la speranza è che l’imputata, che fino ad ora si è sempre avvalsa della facoltà di non rispondere, possa finalmente decidere di raccontare le esatte dinamiche di quanto accaduto, facendo luce anche sui nuovi sviluppi del caso.