Perché, sebbene il prezzo delle materie prime (grano duro ed energia) sia stabile o in discesa, il prezzo della pasta è in nettissimo aumento (oltre il 17%)? L’ipotesi è quella di speculazione. Codacons e Ministero della Sovranità Alimentare stanno già premendo per controlli a tappeto, volti a fare emergere le pratiche sleali attraverso cui il prodotto è arrivato ad aumentare di prezzo a un tasso doppio rispetto a quello dell’inflazione. Allarme motivato dal fatto che la pasta è uno degli alimenti preferiti e più consumati dalle famiglie italiane.
Prezzo pasta, l’allarme delle istituzioni sulla speculazione
A scendere in campo, vari rappresentanti del governo e degli organi istituzionali. Adolfo Urso, ministro del Made in Italy, ha lanciato una riunione emergenziale, fissata per giovedì 11 maggio a Palazzo Piacentini, al fine di monitorare il trend preoccupante. Parteciperanno gli osservatori scelti dal governo per valutare gli effetti dell’inflazione. Lo scopo? Eleggere una commissione che possa trovare soluzioni rapide al rincaro incontrollato di un prodotto centrale nello stile di vita degli italiani. Tra i membri, esponenti delle autorità e delle associazioni dei consumatori e produttori.
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti (Confederazione Nazionale Agricoltori Diretti) ha commentato:
È importante la convocazione della Commissione di allerta rapida per fare chiarezza, insieme al ministero della sovranità alimentare, sulle dinamiche dei prezzi dal campo alla tavola ed individuare eventuali pratiche sleali e speculazioni nella filiera della pasta sulle quali possa indagare al più presto la Guardia di finanza a garanzia degli agricoltori e dei consumatori.
Sul piede di guerra anche il Codacons, che chiede l’intervento dell’Antitrust al fine di indagare su quale punto della filiera produttiva sia quello in cui avvenga il rincaro.
Il rincaro del prezzo della pasta: come e dove
Dopo il boom dei prezzi del grano e dell’energia in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, nel corso del 2022, il valore di mercato di questi beni è progressivamente rientrato nella soglia di norma. Non, tuttavia, nel settore della pasta, che rispetto all’anno scorso è cresciuta di prezzo quasi del 20%. Prezzo, ricordiamolo, non uniforme come spiega Coldiretti:
La distorsione appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del ministero del Made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dagli 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo
Anche le variazioni non sono uniformi: la Toscana sembra essere la ragione più afflitta, con rincari che in alcune città arrivano a oltre il 50% del prezzo dell’anno scorso.
La pasta rappresenta uno dei settori più importanti dell’economia italiana, con un volume annuo di quasi 20 miliardi. L’Italia è il primo produttore al mondo, con quasi quattro milioni di tonnellate immesse sul mercato ogni anno che coprono una fetta di affari che copre quasi un quarto del mercato totale. Un italiano mangia, in media, oltre 23 kg di pasta in un anno, segno evidente dell’enorme importanza alimentare, culturale e simbolica di questo alimento. Ciononostante, l’industria che produce il grano riesce a malapena a rientrare nei costi; il che rende ancora più inspiegabile l’aumento dei prezzi della pasta.