Cambia la visione del bonus bollette con un nuovo passaggio diretto in busta paga. La nuova occasione è contenuta nel nuovo Decreto Lavoro. Così il governo italiano recupera la fiducia dei dipendenti, permettendo alle imprese di distribuire degli aiuti economici in favore dei lavoratori, un supporto di sostegno al reddito per pagare le bollette luce, gas e acqua.

Purtroppo, il beneficio non sarà riconosciuto a tutti i lavoratori. Oltretutto, esiste una clausola da rispettare, la cui assenza preclude l’accesso al beneficio. Vediamo insieme come funziona il bonus bollette in busta paga.

Bonus bollette aumento fino a 3.000 euro in busta paga, ecco come funziona

Ma ci sono dei problemi da considerare, infatti, la misura non include nel beneficio tutti i lavoratori. In ogni caso, si tratta di una promozione nello stipendio per fronteggiare il caro bollette, che rispecchia lo stato di bisogno dei lavoratori.

D’altra parte, non si può non riconoscere che rispetto al 2022, è aumento lo stato di povertà delle famiglie, tanto da spingere il governo italiano nell’istituire più di una misura salvagente, in vigore anche per il 2023.

Sulla base di una prospettiva di miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie è stato confermato il bonus bollette in busta paga. Un incentivo promosso dalle imprese che permette di sostenere gli stipendi dei lavoratori con un contributo aggiuntivo in busta paga. Uno strumento di welfare aziendale per sostenere la forza lavora dell’azienda.

Una sponda importante già adottata nel 2022 e rinnovata nel 2023.

Dalle imprese italiane, arriva un sostanziale aiuto per i lavoratori, che ricevono un importo da 258 a 3.000 euro.

Chi ha diritto al bonus bollette dal datore di lavoro?

Inutile girarci intorno, rinnovare e modificare la misura nel Decreto Lavoro, è stata sicuramente un’ottima scelta, quello che non piace è la presenza di diverse condizioni e l’assenza dell’obbligo aziendale.

D’altra parte, l’aver fissato un perimetro in rialzo del bonus bollette erogato dal datore di lavoro, così da legare maggiormente gli interessi individuali a quelli collettivi aziendali, facendo diventare l’azienda parte della spesa produttiva delle famiglie, laddove è stato adottato, ha avuto un impatto favorevole sia per l’azienda che per i lavoratori.

Rafforzando il potere d’acquisto dei lavoratori si favorisce la crescita aziendale. Investendo nella crescita istituendo piani per tutelare i lavoratori si riduce l’incertezza lavorativa e lo strumento diventa terreno fertile per lo sviluppo aziendale.

Il datore di lavoro può erogare un bonus bollette del valore fino a 3.000 euro, esentasse in busta paga.

Le somme erogate a titolo di bonus bollette rientrano nel welfare aziendale. Poi c’è da considerare che gli importi ricevuti per tale descrizione andranno spesi esclusivamente per il pagamento delle fatture delle utenze luce, gas e acqua.

Al di là del limite massimo del beneficio fino a 3.000 euro, che magari non sono sufficienti, l’errore nella norma riguarda un beneficio erogabile in favore dei dipendenti con figli a carico.

Un sistema che contribuisce ad aiutare le famiglie attraverso un contributo per pagare le bollette, ma che non include tutti i lavoratori, oltretutto dirottando l’aiuto per le famiglie con figli a carico. Ma attenzione dal beneficio sono stati esclusi i dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Le aziende che aderiscono all’incentivo riconoscendo anche la quota minima o massima prevista per il bonus bollette, hanno la possibilità di dedurre interamente il costo sostenuto.

Come e quando si può presentare la domanda per il bonus bollette nello stipendio?

L’erogazione del bonus bollette da parte del datore di lavoro non è subordinato dalla presenza di un’apposita domanda. Ciò significa, che i lavoratori non devono presentare una richiesta per ricevere l’importo spettante.

In sostanza, si tratta di una mera scelta aziendale. Il datore di lavoro scegliere se adottare una linea di aiuto riconoscendo un supporto economico esentasse al lavoratore. Dunque, non esiste alcun obbligo formale o diritto del bonus bollette in busta paga.

L’incentivo si compone per natura in forma di welfare aziendale, per cui diventa una scelta operata liberamente dal datore di lavoro. L’unico vincolo previsto riguarda il tetto massimo erogabile che non può risultare più alto di 3.000 euro.

Diversamente, in presenza di benefit di valore molto più alto scatta la tassazione ordinaria.

Infine, resta a carico dell’azienda la giustifica delle somme versate a titolo di bonus bollette, oltre a conservare la documentazione che attesti la prova dell’effettivo versamento. Una condizione necessaria nel caso di controllo fiscale, in quanto spetterebbe all’azienda dimostrare che le somme erogate in favore dei lavoratori rientrano nel quadro dell’attuale normativa.