Cambia il rapporto tra i professionisti e i committenti con la legge sull’equo compenso, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 5 maggio 2023 e attesa all’entrata in vigore il giorno 20 di questo mese. Interessati alle novità sono i professionisti appartenenti a ordini e collegi, ma anche quelli organizzati in associazioni, elenchi e registri secondo quanto prevede la legge numero 4 del 2013. La legge fissa specifiche regole di rapporti tra i professionisti e i cosiddetti “committenti forti”, nonché i divieti all’interno dei rapporti stessi. Oggetto principale del provvedimento è quello di regolare gli aspetti economici e tariffari per le prestazioni dei professionisti.
Equo compenso, che cos’è, cosa prevede e quali sono le regole di tariffe, compensi e retribuzioni
È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge numero 49 del 2023 che contiene le nuove norme relative all’equo compenso dei professionisti. L’entrata in vigore della legge avverrà il 20 maggio prossimo e disciplinerà i rapporti e le prestazioni, dal punto di vista economico e tariffario, dei professionisti con i propri committenti. La protezione più ampia riguarda i rapporti con quelli sono definiti i “committenti forti“. C’è tutto un elenco che comprende le Amministrazioni pubbliche, le società partecipate, le banche e assicurazioni, le aziende che abbiano più di 50 dipendenti o più di 10 milioni di ricavi riferiti all’anno prima di quello dell’incarico. Dal perimetro della nuova legge restano fuori gli agenti della riscossione e le società di cartolizzazione. Ma, nei loro confronti, la legge prevede che, per le prestazioni dei professionisti, sia stabilito comunque una retribuzione che possa essere giudicata “adeguata”.
Equo compenso, come stabilire la giusta retribuzione?
Il punto centrale della legge è proprio il compenso che dovrà essere equo. In particolare, dopo la liberalizzazione operata a partire dal 2006, si ritorna al sistema tariffario che diventa vincolante nei rapporti tra professionista e committenti. Saranno i decreti competenti nelle varie materie a stabilire le relative tariffe delle prestazioni. Ad esempio, se un legale svolge una prestazione professionale a favore di un’amministrazione pubblica, l’equo compenso verrà determinato seguendo i criteri stabiliti dal regolamento del decreto ministeriale della Giustizia 55 del 2014, poi modificato dal provvedimento numero 147 dello scorso anno. In linea generale, i criteri per stabilire il compenso del professionista saranno determinati da fattori quali:
- pregio e urgenza della prestazione;
- valore dell’affare, importanza, difficoltà e natura;
- condizioni soggettive del committente;
- complessità e quantità delle questioni inerenti la prestazione del professionista.
Quali sono le regole vietate nel pagamento di una prestazione a un professionista?
Particolare attenzione nel regolare il pagamento della prestazione del committente al professionista dovrà essere osservata per quanto concerne le regole vietate. Oltre alla circostanza che il professionista non possa garantire prestazioni al ribasso nel caso in cui le stesse danneggino l’immagine della categoria professionale, saranno vietate le clausole che:
- stabiliscano un compenso non equo, inferiore ai parametri previsti dagli ordini professionali. Gli stessi parametri dovranno essere stabiliti anche per i professionisti che non rientrino negli ordini;
- prevedano acconti o anticipazioni di spese da parte del professionista;
- consentano al committente di cambiare le condizioni in via unilaterale;
- prevedano, a favore del professionista, la possibilità di rifiutare la stipula scritta degli elementi essenziale del rapporto o il rimborso spese;
- permettano al committente di avanzare pretese di prestazioni gratuite aggiuntive;
- stabiliscano scadenze di pagamento superiori ai 60 giorni;
- prevedano il pagamento, da parte del professionista, a favore del committente o di terzi per l’utilizzo di banche date, software e servizi di formazione e assistenza.