Il corteo organizzato oggi 6 maggio 2023, dalla rete transfemminista ‘Non Una Di Meno‘ si chiama «Interruzione volontaria di patriarcato», e prenderà il via da Largo Fiera della Pesca, ad Ancona.
La manifestazione riguarda l’aborto libero, sicuro, gratuito, per tutte le donne.
La rete transfemminista Non Una Di Meno ha messo in atto, con un programma distribuito in tutta l’Italia, delle azioni per denunciare le possibilità sempre minori di accedere all’interruzione di gravidanza in maniera sicura e libera. Lo slogan che viene mostrato dalle ragazze presenti è: «La genitorialità è una scelta, l’aborto un diritto».
‘Non Una Di Meno’ ad Ancona in difesa dell’aborto libero, sicuro e gratuito
Come viene spiegato dalla rete in una nota, «In Italia, in media il 60% dei medici si dichiara obiettore di coscienza, ma con grandi differenze regionali. Nelle Marche, regione governata da Fratelli d’Italia, l’obiezione è più dell’80%, ma è il 100% a Fermo e Jesi. Di fronte a una richiesta di informazioni per interruzione di gravidanza si viene reindirizzate direttamente presso un’altra regione. Non va meglio in altre regioni: in Molise c’è una sola medica non obiettrice; in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%; in Campania si pratica l’aborto in meno di ¼ dei reparti di ginecologia; in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali. Nelle regioni del nord ormai si finanziano apertamente associazioni anti-abortiste con fondi pubblici, come ad esempio in Piemonte, dove è stato appena rifinanziato il fondo “Vita Nascente” con 1 milione di euro. Tutto questo mentre il nostro Servizio Sanitario Nazionale viene definanziato e privatizzato».
A svelare questi dati, è un’indagine effettuata per conto dell’associazione Coscioni, che evidenzia come ben 72 ospedali, hanno un personale obiettore tra l’80 e il 100%, mentre altri 18, hanno il 100% di ginecologi obiettori.
Per questo motivo, Non Una Di Meno ha scelto di manifestare il proprio dissenso ad Ancona, «perché la situazione in questo territorio è un simbolo. Nonostante anni di denunce, quando si prova a prenotare un’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche, viene consigliato di spostarsi direttamente in un’altra regione. Non si tratta di un caso isolato: in Molise c’è una sola medica non obiettrice di coscienza in tutta la Regione, in Abruzzo la percentuale di obiezione supera il 90%, in Campania si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza in meno di ¼ dei reparti di ginecologia, in Calabria si può abortire in meno del 50% degli ospedali». Ciò che si evince, è come tale situazione sia divenuta insostenibile.
Le richieste di ‘Non Una Di Meno’
Come fa notare il sito VanityFair, «Il movimento, intende rivendicare l’abolizione dei 7 giorni di riflessione, in seguito al rilascio del certificato per l’interruzione volontaria di gravidanza, l‘abolizione dell’articolo 9, che disciplina l’obiezione di coscienza, la somministrazione della RU486 in tutti gli ospedali e consultori, l’estensione del numero di settimane per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, la sperimentazione dell’aborto telemedico in piena sicurezza». Inoltre, si chiede che tutto il personale sia formato per garantire una migliore accoglienza a tutte le persone scelgono di abortire, indipendentemente dal genere che hanno.
Il movimento ha citato anche la leader del governo italiano: «La presidente del consiglio Giorgia Meloni, a seguito del suo insediamento, ha rassicurato furbamente l’opinione pubblica di non avere intenzione di modificare la legge che garantisce l’accesso all’aborto. Il suo partito, infatti, sa benissimo che per mettere in discussione il diritto ad abortire non serve modificare la legge 194/78, basta muoversi tra i suoi rivoli e le sue lacune, come si è fatto da anni da anni a livello regionale. Sono proprio le regioni laboratorio dell’attuale compagine governativa come Marche, Umbria, Abruzzo, Piemonte, Veneto ad aver messo in campo politiche di drastica riduzione dell’accesso all’aborto, tolleranza dell’obiezione di coscienza di struttura, ingresso e finanziamento delle associazioni anti-abortiste nei consultori pubblici e smantellamento dei consultori stessi».
‘Non Una Di Meno’, l’attenzione alle scuole
L’attenzione di Non Una Di Meno però, si focalizza anche su altre cose importanti, come la mancanza di asili nido, di congedi di parentali. Si fa riferimento peraltro al tempo pieno nelle scuole, e all’impossibilità da parte dei genitori, di conciliare tempi di vita e lavoro, a causa dell’assenza di programmi welfare che aiutino, e che vengono considerati come i veri nemici della natalità.