A seguito dei tre giorni di congresso di “MobilitArs”, organizzato dalla Fondazione Michele Scarponi in collaborazione con Bikenomist, con il patrocinio e il sostegno della Città metropolitana di Bologna e del Comune di Bologna, oltre che della Rus – Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, è stata presentata oggi a Bologna, presso Palazzo D’Accursio, la proposta di legge nazionale sulle Città 30 in Italia: norme per lo sviluppo delle “Città 30” in tutta Italia e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati, promossa dalle associazioni Legambiente, Fiab, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis, Fondazione Michele Scarponi, redatta a cura di Andrea Colombo (ex Assessore alla mobilità di Bologna ed esperto di mobilità sostenibile e sicurezza stradale).
Cos’è la Città 30
La definizione normativa di Città 30 prevede in tutto quattro punti fondamentali: l’applicazione generale del limite massimo di velocità di 30 km/h su tutte le strade urbane eccetto quelle a scorrimento veloce a 50 km/h, l’adeguamento dell’infrastruttura stradale per la moderazione del traffico e della velocità, il rafforzamento dei controlli sul rispetto delle regole di comportamento in strada, campagne di educazione, informazione e comunicazione rivolte alla cittadinanza e a tutti gli utenti della strada.
L‘impatto della nuova legge sulla mobilità
La proposta di legge, che prende chiara ispirazione dal codice della strada del Regno Unito, introduce l’inversione fra regola ed eccezione nei limiti di velocità urbani rispetto ad oggi: al posto dei 50 km/h validi in generale salvo le “zone 30”, la norma in città diventano i 30 km/h nelle strade classificate dai Comuni come di quartiere, interzonali e locali, salvo solo gli assi di scorrimento veloce a 50 km/h.
I Comuni hanno un anno di tempo per introdurre i nuovi limiti dentro il centro abitato ed in questo vengono facilitati da tutta una serie di agevolazioni, come l’introduzione di autorizzazioni ministeriali per eseguire interventi di modifica fisica delle strade per far rallentare le macchine e dall’ampliamento delle possibilità di usare la tecnologia per i controlli, dal momento che gli autovelox potranno essere montati senza più autorizzazione del Prefetto.