Alessandro Di Battista ha appena concluso un reportage in Russia, percorrendo 13 000 km di un viaggio oltre confine, partendo da Belgorod, al confine ucraino, fino a Vladivostok, sul mar del Giappone, in treno per raccontare “L’altra parte” dopo oltre un anno di guerra in Ucraina. E’ questa l’ultima inchiesta condotta da Alessandro Di Battista, politico e giornalista italiano, deputato alla Camera nella XVII legislatura della Repubblica Italiana con il Movimento 5 stelle.
Un viaggio oltre il confine volto ad esplorare gli aspetti e le ragioni più nascosti del conflitto che il mondo intero sta vivendo affinché possa fare capire la realtà dei fatti, che a quanto pare, non è quella che i media tendono a raccontare.
Così, Alessandro Di Battista ha presentato insieme alla giornalista romana Anita Laporta il suo ultimo lavoro venerdì 5 maggio, all’interno della seconda edizione della Rassegna culturale Halaesus che si sta tenendo a Civita Castellana. Ed è proprio in questa occasione che noi di Tag24.it abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino tanti dettagli e particolari del conflitto fino ad oggi rimasti nell’oblio.
Alessandro Di Battista reportage Russia, cosa c’è da “L’altra parte” del conflitto ucraino?
Oltre 13 000 km, in terza classe, senza nessun aiuto, soltanto tanta curiosità e coraggio di vedere cosa realmente sta succedendo dall’altra parte del mondo in cui da più di un anno si sta combattendo la guerra tra Russia e Ucraina.
“Il mio viaggio è iniziato dopo aver ottenuto un visto tramite l’Ambasciata Russia, non avevo detto a nessuno che avrei fatto questa esperienza. L’ho annunciato una volta atterrato ad Istanbul dove avevo il cambio – ha raccontato Di Battista – tra l’altro io non vado ad intervistare politici, non mi piace, io vado a conoscere la gente per capire la realtà, prendendo i mezzi pubblici, andando nei mercati e nei cimiteri, luoghi dove cerco di scoprire un Paese”.
Ed è proprio in questo lungo viaggio che il giornalista ha compreso che nella guerra tra Russia e Ucraina non vi è un buono e un cattivo. Nel Donbass i cittadini, nonostante abbiano un passaporto ucraino, si sentono russi ed hanno un unico desiderio: essere liberati da Putin, visto dall’Europa invece come il nemico da sconfiggere. E poi ancora, la Russia sarebbe spaventata dal fatto che gli Ucraini siano filo-nazisti e che sono stati proprio loro a non rispettare per primi gli accordi di Minsk.
Perché “L’altra parte” della guerra non viene narrata?
Il viaggio in Russia ha fatto capire molte cose ad Alessandro Di Battista che ha potuto conoscere da vicino la realtà dei fatti. In primo luogo la storia sull’isolamento della Russia e l’efficacia della sanzioni che è stata narrata in tutti questi mesi sarebbe una bugia. “Quando ero a Mosca leggevo sugli articoli di giornale ‘A Mosca mancano le patatine fritte’, scemenze – ha affermato il giornalista – come oggi si legge che i militari in Russia combattono con le pale. Questa è una narrazione bellicista che viene portata avanti per convincerci dell’efficacia della strategia”.
Dal canto suo, il giornalista ritiene che tale tattica viene utilizzata per spingerci in avanti, l’Unione Europea e in parte gli Stati Uniti d’America sperano che la “fantomatica controffensiva Ucraina” tanto attesa possa funzionare. “Ci sono così tanti padri, madri civili con la divisa che scendono in campo a combattere – ha aggiunto il politico al suo racconto – Ma crediamo ancora alle balle che continuano a raccontarci secondo cui i Russi si distruggono i Gasdotti che si sono costruiti con i loro soldi. E’ tutta una follia”.
Nel corso dell’incontro, Alessandro Di Battista ha posto l’attenzione sul ruolo della comunicazione in un contesto come quello della guerra in Ucraina. “I giornali fanno narrazione bellicista, ci parlano di scontro di civiltà, descrivono Putin come nuovo Hitler. Ma questa è soltanto il racconto dei media. Tanti di noi leggono i titoli dei grandi quotidiani e credono a ciò che viene riportato – ha affermato – la narrazione ha un unico obiettivo e cioè convincerci che la fine sia imminente. Ci prendono in giro per convincerci che ad ogni nuovo invio di armi corrisponda uno step positivo verso la fine della guerra, ma non è così”.
Il ruolo dell’Italia nella guerra oltre confine
“Il mondo sta cambiando e non ce lo raccontano – continua il reporter – pensate che nell’Africa Subsahariana fanno delle manifestazioni a favore della Russia ma nessuno ce le mostra” Di Battista è sempre più convinto che sia necessario un negoziato: “La storia si deve leggere sempre con occhi diversi. La Russia è un paese che nel corso degli anni non si è mai arreso e non saranno certo le sanzioni seppur pesanti a farlo arrendere questa volta. – poi riferendosi all’Italia ha affermato – E’ evidente che il nostro Paese avrebbe dovuto interpretare per il passato anche di vicinanza per il legame storico, politico e economico con l’Unione sovietica e anche con la Russia e invece no. Ci siamo accodati, mandando anche delle armi scadenti per dire ‘Anche noi ci siamo’ che è la stessa identica dinamica avvenuta con la guerra avvenuta tra l’Afghanistan e l’Iraq”.
Lo scenario futuro
Il giornalista e reporter afferma, inoltre, di essere molto preoccupato poiché ritiene che nel prossimo decennio il mondo cambierà in una velocità tale che alcune grandi potenze, per tentare di tutelare gli interessi, possano spingere sull’acceleratore della macchina bellica.