Un maxi sequestro della Guardia di Finanza, in un’operazione coordinata tra Napoli e Bologna, ai danni della criminalità organizzata campana. Beni mobili e immobili, 103 appartamenti e non solo, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro sono stati confiscati ad un imprenditore partenopeo, legato a uno dei clan più importanti della camorra a Melito, in provincia di Napoli. Il manager in questione, Carmine Chianese, è destinatario della misura ed è ritenuto affiliato ai clan Di Lauro e agli Amato-Pagano, egemoni nel comune in questione. L’uomo è attualmente imputato per un caso lottizzazione abusiva nel Parco Primavera e di truffa aggravata in danno del Comune di Melito.
Camorra a Melito, Napoli
A Napoli sono giorni di festa. La squadra di Spalletti ha appena portato a casa uno scudetto storico che mancava in città da ben 33 anni. Il calcio prova a far parlare più della camorra, anche se l’impresa è più ardua che mai. Ma nonostante questo la criminalità organizzata continua a rimanere protagonista. Giorni intensi per le forze dell’ordine, che devono districarsi tra i festeggiamenti per il traguardo raggiunto in Serie A e le vicende che quotidianamente coinvolgono la malavita. Un popolo intero è pronto a tornare in strada domani in occasione della prima gara casalinga con il tricolore stampato nella testa e sul cuore contro la Fiorentina allo stadio Maradona. Nel frattempo gli inquirenti hanno effettuato un maxi sequestro ai danni di un imprenditore associato alla camorra di Melito, in provincia di Napoli.
La Guardia di finanza, in un’operazione congiunta tra le caserme di Napoli e Bologna, ha dato esecuzione a un provvedimento di sequestro emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del tribunale partenopeo. Le indagini economico-patrimoniali si sono concentrate in primo luogo su un imprenditore campano, e sui componenti del suo nucleo familiare. Si tratta di Carmine Chianese, 62 anni Redditi, esattamente del comune di Melito. I redditi dichiarati, del tutto irrilevanti, non erano assolutamente congrui con gli investimenti finanziari, patrimoniali e societari eseguiti nel periodo 2020-2021 e hanno acceso una lampadina nel lavoro delle forze dell’ordine. I beni confiscati sono quasi tutti appartamenti per un patrimonio complessivo di circa 40 milioni di euro.
Il maxi sequestro
L’indagine della Guardia di Finanza, in applicazione delle disposizioni del “Codice Antimafia”, ha portato al sequestro di 103 immobili a Melito, 7 rapporti finanziari, una auto, 2 compendi aziendali e le quote di 2 società riconducibili, direttamente o indirettamente, all’imprenditore in questione. Un patrimonio mobiliare e immobiliare del valore di circa 40 milioni di euro. Un duro colpo all’economia della camorra napoletana e di personaggi ad essa associati. Il manager infatti, già condannato in primo grado a quattro anni di reclusione, è ritenuto affiliato ai clan Di Lauro e agli Amato-Pagano, boss della provincia napoletana. Era già stato indagato per riciclaggio di denaro proveniente da truffe assicurative commesse da un uomo per gli inquirenti contiguo a vari clan, a sua volta destinatario di un sequestro beni a dicembre scorso.
Al riciclaggio si aggiunge ora questa grave vicenda di lottizzazione abusiva e di truffa aggravata ai danni del Comune di Melito. Nel dettaglio il sequestro è stato disposto a causa della speculazione edilizia del Parco Primavera e la trasformazione di una zona commerciale in zona residenziale. Azioni che sarebbero state effettuate per agevolare prima il clan Di Lauro, poi quello dei loro scissionisti. A dare nell’occhio agli inquirenti, soprattutto la bella vita e gli investimenti fatti negli ultimi anni dall’imprenditore, incongruenti rispetto al reddito dichiarato dall’uomo e dalla sua famiglia.