Accadde oggi 6 maggio 1527: il sacco di Roma. Il saccheggio della “Città Eterna” fu opera delle truppe imperiali che erano state al soldo di Carlo V d’Asburgo. Erano composte principalmente da lanzichenecchi tedeschi, circa 14.000, da 6.000 soldati spagnoli e da un imprecisato numero di bande di italiani. Una prima formazione di truppe imperiali, costituita in prevalenza da spagnoli sbarcati a Genova sotto la guida di Carlo III di Borbone, era stata impegnata nella seconda parte del 1526 nella pianura padana contro la lega di Cognac. L’imperatore aveva quindi fatto scendere dal Tirolo i lanzichenecchi alla guida di von Frundsberg. Inizialmente i lanzichenecchi erano stati contrastati con successo da Giovanni delle Bande Nere. Morto quest’ultimo e conquistata Milano, spagnoli e lanzichenecchi si riunirono a Piacenza nel febbraio del 1527.
Accadde oggi 6 maggio 1527: il sacco di Roma
Lo scenario e i difensori nei vari territori italiani. I possedimenti veneziani a est erano protetti da Francesco Maria, duca di Urbino, che però non aveva fatto nulla per impedire le azioni imperiali nelle terre del ducato di Milano. Lanzichenecchi e spagnoli, mal assortiti e mal disposti gli uni verso gli altri, decisero di muoversi congiuntamente verso sud a caccia di bottino, sotto il comando parziale di Carlo III di Borbone, il quale poteva contare solo sul prestigio personale, visto che le truppe non vedevano soldi da mesi; mentre Frundsberg, vecchio e malato, rimase a Ferrara. Affamate e desiderose di prede, gli invasori lasciarono indietro la poca artiglieria che avevano. Così, aggirata Firenze, considerata un obiettivo difficile perchè era ben difesa, a marce forzate e spinte dalla fame le truppe si diressero verso Roma.
Roma indifesa viene saccheggiata: bilancio pesantissimo
La città era praticamente sguarnita di difensori, in quanto Papa Clemente VII per risparmiare aveva licenziato le truppe, convinto di poter trattare con Carlo V al fine di cambiare nuovamente partito. A quel punto gli imperiali, fuori controllo per i mancati pagamenti, agirono di loro iniziativa assaltando Roma; andando oltre le intenzioni dello stesso Carlo V, il quale voleva solo limitarsi a minacciare l’uso della forza per costringere il Pontefice a scendere a patti. Il bilancio del sacco di Roma fu tragico, per i gravi danni apportati a persone e patrimonio artistico. Vennero uccisi circa 20.000 romani, altri 30.000 morirono per la peste portata dagli stessi lanzichenecchi; 10.000 cittadini invece riuscirono a fuggire.
Il Papa a Castel Sant’Angelo e il massacro della guardia svizzera
Clemente VII, si rifugiò all’interno di Castel Sant’Angelo, mentre la maggior parte della guardia svizzera fu letteralmente massacrata (nella foto: guardie svizzere durante la cerimonia di commemorazione dei caduti del sacco di Roma nel cortile d’onore del loro quartiere all’interno della Città del Vaticano). Il Pontefice per essere liberato pagò 400.000 ducati. Va aggiunto che molti lanzichenecchi di fede protestante, erano animati anche da un fervore antipapale e per questo motivo si resero responsabili di terribili crudeltà nei confronti di religiosi e religiose. Molti edifici di culto vennero devastati. Il sacco di Roma del 1527 segnò un momento importante nella storia delle lunghe guerre per il predominio in Europa tra il Sacro Romano Impero e il Regno di Francia, alleato con lo Stato Pontificio.
Il sacco di Roma segnò la fine del Rinascimento
La devastazione e l’occupazione della città di Roma sembrarono confermare simbolicamente il declino dell’Italia in balia degli eserciti stranieri e l’umiliazione della Chiesa cattolica impegnata a contrastare anche il movimento della Riforma luterana sviluppatosi in Germania. Carlo V negò di avere responsabilità nell’accaduto, e ottenne in tal senso l’assoluzione di Clemente VII quando i due vennero a patti; aumentò invece l’astio tra cattolici e luterani. Secondo molti storici, il sacco di Roma del 1527 segnò di fatto la fine del Rinascimento.
La storia su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV. “La Storia Oscura”, dal lunedì al venerdì on air sulla radio dell’Università Niccolò Cusano dalle 13 alle 15. “A Spasso nel Tempo”, in onda sul canale 264 del digitale terrestre alle 20.30 del martedi.