Pensioni, arriva una nuova finestra di uscita anticipata di 5 anni per i lavoratori dipendenti grazie allo scivolo previdenziale agganciabile per tutto il 2023. È quanto risulta dal nuovo decreto “Lavoro” del governo, che proroga il meccanismo di esodo dei contratti di espansione stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora arrivati a conclusione. La legge di Bilancio 2022 aveva ridotto il requisito di accesso delle imprese allo scivolo, prevedendo un numero di addetti pari a 50 rispetto ai 1.000 richiesti inizialmente dal contratto di espansione.
I lavoratori interessati possono andare in pensione cinque anni prima con obiettivo puntato sulla vecchiaia (62 anni anziché 67 anni) o sull’anticipata di soli contributi (37 anni e dieci mesi anziché 42 anni e dieci mesi per i lavoratori, 36 anni e dieci mesi anziché 41 anni e dieci mesi per le lavoratrici). L’impresa che firmi l’accordo sindacale per il contratto di espansione ha accesso anche alla Cigs per un massimo di 18 mesi.
Pensioni uscita anticipata scivolo previdenziale nuova finestra 2023: ecco chi può accedere e a quali condizioni
Rispetto alle previsione della prima bozza del decreto “Lavoro”, le pensioni anticipate di cinque anni non hanno subito alcuna proroga perché già finanziate dalla legge di Bilancio 2023 fino al prossimo 31 dicembre. È saltata, in attesa di un ulteriore decreto o della prossima Manovra, la proroga al 2025 dello scivolo pensionistico con stanziamento delle relative risorse. Tuttavia, il decreto dello scorso 1° maggio ha aperto una nuova finestra fino alla fine del 2023 per concludere i contratti di espansione risultati avviati nello scorso anno, ma che non abbiano trovato una conclusione. Si apre, dunque, una nuova scadenza per le imprese affinché possano arrivare ad assicurare il prepensionamento dei propri dipendenti. La nuova garantisce, inoltre, che le stime governative sulle uscite programmate con lo scivolo previdenziali dei contratti di espansione risultino rispettate e le risorse stanziate, spese.
Pensioni uscita anticipata scivolo 2023: ultime novità del decreto ‘Lavoro’
Con le modifiche del decreto “Lavoro”, concretamente, si offre la possibilità alle imprese interessate allo scivolo delle unità lavorative interne di rimodulare i percorsi di prepensionamento nell’ambito dell’accordo con i sindacati e il ministero del Lavoro nel periodo di tempo dei dodici mesi susseguenti al termine originario dell’esodo previdenziale. Per effetto dell’accordo, i lavoratori che manifestino la propria adesione allo scivolo in via del tutto volontaria, potranno andare in pensione con un anticipo massimo di 60 mesi (rispetto alla vecchiaia o all’anticipata di soli contributi, in base alla propria posizione previdenziale), beneficiando di un trattamento lordo di pensione maturato dal dipendente nel momento in cui cessi il rapporto di lavoro con l’azienda stessa.
Prepensionamento e incentivi uscita 2023: prevista anche la riduzione oraria
La pensione con scivolo prevede il versamento al lavoratore di un’indennità mensile fino al raggiungimento della prima data utile per il trattamento previdenziale Inps. Se il lavoratore anticipa l’uscita rispetto alla pensione anticipata, l’azienda deve versare anche i contributi previdenziali utili per il pensionamento. Come incentivo, l’azienda riduce l’importo mensile spettante al lavoratore dall’equivalente della Naspi, mentre sui contributi previdenziali lo sconto si calcola riducendo l’importo corrispondente alla somma della relativa contribuzione figurativa.
Un ulteriore incentivo è riconosciuto alle imprese con oltre 1.000 unità lavorative che adottino il contratto di espansione per i propri dipendenti e procedano alle assunzioni con obiettivo di ricambio generazionale. Lo sconto consiste in ulteriori dodici mesi di riduzione del trattamento mensile pari all’importo della Naspi, purché ogni tre pensionamenti anticipati l’impresa provveda ad almeno una assunzione. Infine, per i lavoratori che non si trovino a 60 mesi dalla pensione di vecchiaia o anticipata, è possibile attuare la riduzione dell’orario di lavoro su base giornaliera, settimanale o mensile pari al 30%.