Alternanza scuola lavoro sicurezza: è ciò che vorrebbero sentirsi dire genitori e curiosi. Non si può morire per uno stage a sedici, né a diciott’anni, né mai. Le notizie degli ultimi tempi preoccupano, c’è chi dice che si percepisce il rischio possano ripresentarsi notizie simili a quelle che conosciamo già. Ne abbiamo parlato col coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, su Radio Cusano Campus, ad Open Day, Paolo Notarnicola. “Siamo tutti scossi dalle notizie delle morti degli ultimi anni. In alcuni casi l’alternanza scuola lavoro funziona, si creano rapporti giusti, ma gli esiti sono vari: così come può portare esperienze positive ne può portare altre di sfruttamento – ha spiegato Notarnicola – a giudicare dai provvedimenti presi dal Ministro del Merito, in merito, non siamo sicuri sulla buona riuscita in futuro“.
Alternanza scuola lavoro sicurezza: quale doveva essere il primo passo per cambiare le cose?
“Nel Decreto Lavoro, il primo momento in cui si è parlato dei PCTO, dell’alternanza, le impressioni sono altre: sono state introdotte misure per garantire un indennizzo, in caso di decesso e infortunio dei ragazzi. E’ una misura la cui conseguenza è necessaria, alla luce dei fatti gravi dell’ultimo anno. La vera domanda è: questo doveva essere il primo passo per cambiare la situazione? Secondo noi bisognava pensare ad uno strumento di riforma, totale – ha spiegato Paolo Notarnicola – crediamo si debba riflettere su un nuovo rapporto tra istruzione e mondo del lavoro più orientato sul piano della formazione, che su quello della produttività. Spesso lo studente viene messo a contatto con la catena di produzione, entra in contatto col ciclo produttivo. Basta esporre i ragazzi a rischi“!
Inaccettabile normalizzare il fatto che si possa morire durante l’alternanza scuola lavoro
“Leggiamo un potenziamento di uno strumento esistente, si va verso una normalizzazione del fatto che all’interno del percorso scolastico si possano verificare episodi di morte: è impensabile e inaccettabile. La scuola, in questo modo, invece di formare i cittadini sembra stia abituando gli studenti alla precarietà del lavoro – si è congedato il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – la scuola deve contrastare il lavoro nero, formare gli studenti sui diritti e sulle tutele: non sanno come funziona un contratto, d’estate lavorano nella ristorazione senza conoscere le tutele! Educare vuol dire portare gli studenti a migliorare le loro conoscenze, dubitare, non ad appiattire le opinioni“.