Mentre l’Emilia-Romagna è costretta a fare i conti con le conseguenze delle ultime inondazioni, in Campania ricorre oggi il 25esimo anniversario dell’alluvione di Sarno e Quindici del 1998. Un disastro, come fu chiamato in seguito, che mise in ginocchio diversi comuni e portò alla morte di 160 persone e alla distruzione di centinaia di case. Nel giorno del ricordo, la Protezione Civile ha organizzato nelle aree coinvolte una maxi esercitazione per simulare situazioni di pericolo e rafforzare la grande macchina dei soccorsi. L’obiettivo è prevenire e fare in modo che stragi del genere possano essere, d’ora in avanti, evitate.
Alluvione di Sarno e Quincidi: oggi è il giorno del ricordo. Dal disastro sono passati 25 anni
È il 5 maggio del 1998 quando, nella provincia di Salerno, in Campania, giorni di pioggia incessante portano a un cedimento del terreno, provocando una serie di frane dai monti dei comuni di Quindici, Bracigliano, Siano, San Felice a Cancello e Sarno. 2 milioni di metri cubi di materiale – detriti e fanghiglia misti a acqua – scendono dalle montagne, a più riprese, investendo le cittadine, abbattendo centinaia di abitazioni e costringendo migliaia di persone a riversarsi per strada, abbandonando le proprie case, danneggiate e, in alcuni casi, distrutte. 160 persone alla fine perdono la vita, 137 delle quali solo a Sarno. Un vero e proprio disastro, che solleva fin da subito le polemiche.
A Sarno, il comune più colpito, l’allarme è scattato infatti troppo tardi. Per questo, poco dopo le 20, il paese – non preparato – va incontro ad una delle tragedie più grandi verificatasi sul territorio nazionale, dopo quella del Vajont e di Stava. Da ogni parte d’Italia i volontari giungono per aiutare a cercare i dispersi e soccorrere i feriti: quello che si trovano davanti è un paesaggio di devastazione e dolore. Su quel dolore, negli anni successivi, si cerca di ricostruire almeno parte di quel che è andato perso.
E il governo vara un decreto legge, che prende il nome di “Sarno”, volto a migliorare l’approccio al rischio, prevedendo attività di perimetrazione delle aree rischiose a livello idrogeologico e di potenziamento delle reti di monitoraggio e sorveglianza. Mosse obbligate, dopo la tragedia. Mosse che, se fossero state intraprese prima, forse avrebbero potuto salvare la vita di tanti. Per la vicenda fu condannato l’allora sindaco, Gerardo Basile. Secondo i giudici, l’uomo, nonostante l’emergenza, mostrò una condotta “passiva” e, quindi, omissiva. Per questo il Comune dovette pagare il risarcimento delle famiglie delle vittime, costituitesi parte civile al processo penale.
Gli eventi in programma nel giorno del ricordo
Dalla tragedia sono passati ormai 25 anni. Eppure, in tutta Italia, di quel giorno il ricordo è ancora vivo. In occasione dell’anniversario della strage, a Sarno la protezione civile ha organizzato per domani, 6 maggio, una maxi esercitazione per simulare situazioni di pericolo e migliorare la macchina dei soccorsi. L’obiettivo è sfruttare la memoria per incrementare la sicurezza, facendo in modo di essere pronti nel caso in cui dovessero verificarsi ancora episodi simili e, ove possibile, prevenirli. Nel corso della cerimonia di commemorazione, tenutasi questa mattina dalle ore 10, il presidente della provincia, Franco Alfieri, ha ricordato che quello del 1998 fu “un disastro idrogeologico devastante”.
Sarno e i comuni limitrofi hanno avuto la forza di rialzarsi, non senza difficoltà […]. Abbiamo il dovere di ricordare soprattutto per rafforzare in noi il rispetto ambientale e la tutela del delicato assetto idrogeologico dei nostri territori. Disastri del genere non devono più accadere,
ha aggiunto. Se tanto si è fatto e si sta facendo, tanto ancora dev’essere fatto. Lo dimostrano le recenti alluvioni in Emilia-Romagna, che hanno messo in ginocchio il territorio, devastando, ancora una volta, persone e cose.