Chi è Vincenzo Costanzo? Il ventiseienne che questa notte ha perso la vita durante i festeggiamenti dello scudetto del Napoli è ritenuto vicino al clan dei D’Amico. La cosca si contende da anni il controllo del territorio con i De Micco. Era il figlio della sorella di Anna Scarallo, moglie del boss Antonio D’Amico. E’ stato raggiunto da diversi proiettili nella centralissima piazza Carlo III mentre impazzava la festa per il tricolore. Potrebbe essere stato un agguato. I carabinieri lo hanno trovato agonizzante: nella vicina nella vicina Piazza Volturno sono stati rinvenuti 7 bossoli calibro 9×2. 1
Chi è Vincenzo Costanzo e com’è morto?
Il giovane deceduto è stato colpito da un proiettile mentre era in strada. Nonostante sia stato trasportato subito all’ospedale Cardarelli, per lui non c’è stato nulla da fare. Il ragazzo è morto nella notte tra il 4 e 5 maggio 2023.
Dopo la notizia del decesso, i familiari e gli amici presenti in ospedale hanno sfogato la loro rabbia danneggiando il pronto soccorso. Non è chiara la dinamica dei fatti, la ricostruzione è al vaglio degli investigatori.
Il ragazzo sarebbe un boss emergente della camorra, noto alle forze dell’ordine: è soprannominato “Ciuculill“
Clan D’Amico, Anna Scarallo: è la moglie del boss
Come riporta Cronache della Campania, il clan D’Amico gestisce una delle piazze di spaccio del rione Conocal di Ponticelli. La moglie del boss Antonio D’Amico è Anna Scarallo, finita in carcere nel maxi blitz “Delenda” o Ponticelli liberata del giugno 2016 con 89 arresti. All’uscita della caserma dei carabinieri indossava una t-shirt con una stampa che mostrava le tre scimmiette e la scritta: “Non vedo, non sento, non parlo”. Un messaggio inequivocabile lanciato a tutti da lei che dopo l’uccisione della cognata Nunzia D’Amico a’ passilona era diventata la reggente del clan. Era poi stata scarcerata e continuava a spacciare.
“Era una guerra per il controllo delle piazze di spaccio. Loro volevano prendersi le nostre, cacciandoci dal Conocal. Ne avevamo cinque, una di “erba” in via Al chiaro di luna, che faceva capo ad Antonio D’Amico ed era gestita dalla moglie Anna Scarallo; la seconda, in cui si vendeva cocaina, apparteneva a Giuseppe D’Amico e i ricavi andavano a Maurizio Costanzo che li spartiva con la famiglia Scarallo; la terza, anch’essa di cocaina, era gestita da Gennaro Schiavoni; la quarta, che invece era di marijuana, la teneva Silvio Rigotti; nell’ultima si spacciava cocaina, si trovava al Conocal “di sopra” ed era gestita da Natascia Miccoli che a sua volta si riforniva da Giuseppe D’Amico”.
E’ il racconto di Gaetano Lauria, ‘o somaliano, pentito del clan D’Amico del rione Conocal di Ponticelli.
orse un agguato, un regolamento di conti approfittando dei momenti di concitazione della festa. Dinamiche ancora tutte da chiarire dietro la morte a Napoli di un uomo di 26 anni, colpito mentre in città impazzavano i caroselli per il terzo scudetto. Si chiamava Vincenzo Costanzo, 26 anni compiuti una settimana fa, ritenuto dagli investigatori vicino a uno dei clan della camorra di Ponticelli, dove viveva. I carabinieri lo hanno ritrovato agonizzante nella centralissima Piazza Carlo III, raggiunto da numerosi colpi di pistola in varie parti del corpo probabilmente nella vicina Piazza Volturno dove sono stati ritrovati a terra 7 bossoli calibro 9×21. Trasportato in codice rosso all’Ospedale Cardarelli è morto lì un’ora dopo: alla notizia del decesso familiari e amici hanno scaricato la loro rabbia e frustrazione sulle porte di accesso del Pronto Soccorso.
Quasi contemporaneamente, in altri due nosocomi cittadini arrivavano altri tre feriti. Una donna di 26 anni raggiungeva l’Ospedale dei Pellegrini con una ferita alla caviglia, veniva poi dimessa con una prognosi di 10 giorni. All’ospedale Villa Betania due uomini, 27 e 20 anni, entrambi colpiti ai glutei da colpi di pistola. Tutti, tranne la donna (che sarebbe legata sentimentalmente alla vittima), sono residenti nel quartiere Ponticelli e sono volti noti alle forze dell’ordine: l’ipotesi più accreditata in queste ore è che fossero insieme al momento di quello che assume sempre più i contorni di un regolamento di conti consumato durante la festa e lontano dagli scenari di guerra dei clan che si contendono il predominio criminale nell’aria orientale della città.