La Corte di Cassazione ha assolto l’infermiera di Piombino, Fausta Bonino, per sei dei dieci casi di morte sospetta verificatisi nel reparto dell’ospedale in cui lavorava, tra il 2014 e il 2015. Per gli altri quattro si aprirà, invece, un nuovo processo d’Appello. La donna era finita nei guai, venendo arrestata, nel 2016: da allora è indagata perché sospettata di aver somministrato ai pazienti che aveva in cura massicce dosi di eparina, provocando loro emorragie celebrali fatali. Fino ad ora, però, i giudici l’hanno ritenuta innocente.

Infermiera Piombino assolta in Cassazione per sei casi di morte sospetta in ospedale: per altri quattro si andrà in Appello-bis

I fatti risalgono al 2014 e 2015. Bonino, che all’epoca era infermiera presso il reparto interessato dalle morti sospette, fu arrestata l’anno successivo e, condannata in primo grado, finì in carcere, con l’accusa di aver somministrato ai pazienti massicce dosi di eparina – un anticoagulante che, se assunto in alte quantità, può causare emorragie interne – che ne aveva provocato la morte. La Asl Toscana Nord Ovest, ritenuta responsabile di non aver effettuato i dovuti controlli all’interno della struttura sanitaria, dovette versare ai familiari delle vittime – 14 in totale, tutte con valori di eparina altamente superiori alla norma – delle somme di risarcimento, per non aver controllato adeguatamente il funzionamento dei reparti.

Nonostante la condanna all’ergastolo per il reato di omicidio plurimo volontario per alcuni dei dieci decessi imputatigli dopo gli accertamenti medico-legali, emessa dal gip del tribunale di Livorno nel 2019, nel 2022 la donna fu assolta dalla Corte d’Appello per “non aver commesso il fatto”, in mancanza di gravi indizi di colpevolezza a suo carico. Del resto, Bonino si è sempre dichiarata innocente e i giudici hanno più volte messo in evidenza come il reparto fosse di facile accessibilità anche da parte di persone non addette, vista l’assenza di telecamere e di badge per regolare gli ingressi. Ora, nell’udienza finale della Corte di Cassazione, l’ex infermiera è stata nuovamente assolta.

Anche in questo caso, però, solo per sei dei dieci casi di morte sospetta: per gli altri quattro, infatti, ci sarà un nuovo processo d’Appello. Le motivazioni saranno rese note a breve, ma i giudici hanno già fatto sapere di avere dubbi circa le posizioni della donna.

A Foggia un infermiere è indagato per 16 casi di morte sospetta in un hospice

Una vicenda simile ha coinvolto, di recente, l’Hospice di Torre Maggiore, in provincia di Foggia, dove 16 persone sono morte tra il 2022 e il 2023 per aver ingerito massicce dosi di un medicinale a base di midazolam, generalmente usato per ridurre l’ansia e indurre sonnolenza. Per la vicenda risulta indagato, al momento, un infermiere di 55 anni. L’uomo è accusato di omicidio volontario per aver somministrato ai pazienti, tutti malati terminali, la sostanza che ne avrebbe causato la morte. Si concluderanno oggi, 5 maggio, gli accertamenti medico-legali sulle salme delle vittime, appositamente riesumate.

Una notizia caduta come un fulmine a ciel sereno sulle loro famiglie, che avrebbero appreso dell’indagine a carico dell’infermiere solo dopo aver ricevuto l’atto della Procura per la riesumazione.

Dopo la notizia dell’indagine – ha riferito l’avvocato che assiste una delle famiglie delle vittime, Raffaele Carone, all’Agi -, altri parenti di persone morte tra il novembre 2022 e il febbraio 2023 si sono presentati in studio per avere informazioni e capire se vada considerata la possibilità che sia successo qualcosa di simile a quello che viene ipotizzato essere successo per le parti offese indicate dalla Procura. Al momento però non sembrano emergere sospetti.

Per altri dettagli si dovrà aspettare il proseguio delle indagini. Ma quanto successo ricorda molto, per ora, i fatti di Piombino.