Il mondo è in attesa di Donald Trump. Letteralmente. L’ex Presidente degli Stati Uniti è ufficialmente in corsa per essere il candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali, nel 2024, ed ha dinanzi a sé diverse sfide. Quantomeno due: quella legale, con la giustizia americana, quella elettorale interna al suo partito. Sulla seconda sembra messo abbastanza bene. Nonostante un periodo di flessione dopo le disastrose elezioni di midterm, che avevano visto il Tycoon eclissarsi all’ombra dell’astro luminoso del governatore della Florida Ron DeSantis, sembra lui il favorito a vincere le primarie di partito. Trump, infatti, gode ancora di ampio consenso all’interno del GOP e ne detiene grossi pezzi. Oltre, ovviamente, alla falange più estrema del partito che risponde al cosiddetto movimento MAGA (Make America Great Again) che corrisponde all’area più estrema del Partito Repubblicano: quella dell’ultradestra. Più complicata l’altra sfida, la prima, quella con la giustizia. Ma al momento nihil obstat: seppure indagato dalla legge, per via della vicenda che lo coinvolge alla pornostar Stormy Daniels, la Costituzione Americana non vieta a Trump di correre per le primarie e per le elezioni presidenziali. A meno che non venga arrestato – e questa ipotesi pare complicata – Trump ha campo libero.

Trump incassa l’endorsment di Orban

E torniamo all’inizio: il mondo osserva Trump. È un periodo non fiorente per la destra populista ed una vittoria dell’ex Presidente nel 2024 potrebbe dare slancio alla branca della destra radicale. Ne è sicuro Viktor Orban, Primo Ministro dell’Ungheria, che ha appena lanciato un endorsment a Donald Trump. Secondo l’ungherese, il Tycoon sarebbe l’antidoto migliore al “Virus liberale” che ha attaccato il mondo. Le sue parole, riferite durante un evento della Conservative Political Action Conference (CPAC) a Budapest, riportate dall’AGI:

Siamo tutti sotto attacco negli Stati Uniti e anche nell’Ue. Si tratta di un’arma biologica sviluppata nei laboratori progressisti e liberali che attacca le nazioni. È un virus che distrugge le nazioni. Le nazioni sono la base di tutto. Non ci sarà più vita libera e l’Occidente cadrà

Contro l’immigrazione

Orban ha parlato davanti a centinaia di rappresentanti della destra di tutto il mondo, tra cui Matt Schlapp, capo dell’Unione Conservatrice degli Stati Uniti, gli ex presidenti ceco e sloveno Andrej Babis e Janez Jansa, nonché l’europarlamentare di Vox Jorge Buxadé. E lì ha portato avanti uno stile comunicativo che è proprio dello storytelling populista che, in un misto tra amore per gli insiders e odio per gli outsiders, si è trasformato in un inno contro l’immigrazione. Il Primo Ministro, infatti, ha sottolineato che mentre la popolazione mondiale cresce, quella europea si riduce, e ha ribadito che l’immigrazione non è una soluzione a questo problema perché distrugge anche le nazioni. Le sue parole:

Sono sicuro che se Donald Trump fosse il presidente degli Stati Uniti, non ci sarebbero guerre. Torna, signor Presidente! Porta la pace per noi!

Insomma, Orban spera in una vittoria di Trump affinché gli Stati Uniti possano tornare partner dell’Ungheria. La quale, ha detto Orban, è anch’essa antidoto al virus liberale. Infatti, l’ha descritta come l’incubatrice di politiche conservatrici caratterizzate dal no all’immigrazione e alle politiche di genere.

C’è anche l’Italia

C’è anche l’Italia nel discorso di Viktor Orban che ha plaudito, visto il manifesto politico e visti i trascorsi, il successo di Giorgia Meloni alle scorse elezioni politiche. Endorsment anche per Benjamin Netanyahu ed auspici in vista dei futuri appuntamenti elettorali.

“Ci aspettano – ha detto Orban – promettenti elezioni spagnole e polacche”.