Napoli Campione d’Italia Spalletti, una felicità immensa. Adesso non chiamatelo più perdente di successo. Luciano Spalletti e il suo Napoli sono campioni d’Italia. Il primo scudetto del tecnico toscano, in Italia certifica ufficialmente che il suo gioco ormai, oltre ad essere bello, è anche vincente. Ora nessuno può dire più il contrario. Ha inseguito la perfezione per anni e oggi l’ha raggiunta con il suo Napoli salendo sul tetto d’Italia.

I partenopei hanno vinto lo scudetto, dopo qualche giorno di attesa e l’allenatore, a 64 anni, potrà scegliere se togliersi qualche sassolino dalle scarpe o se semplicemente godersi una vittoria che insegue da quando si è seduto per la prima volta, sulla panchina dell’Empoli. Campione, Spalletti, già lo era, ma lontano da casa.

Napoli Campione d’Italia Spalletti. La carriera

Nella sua unica esperienza all’estero, è riuscito a fare quello che, fino ad oggi, non era mai riuscito a fare in Italia. Alla guida dello Zenit di San Pietroburgo ha conquistato due titoli di campione di Russia. Facile potrebbe dire qualcuno, con i mezzi della società di quei tempi (dal 2009 al 2014). E ora che è campione anche in Italia e neanche con una blasonata delle big, davvero potrebbe decidere di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Forse ha una gran voglia di farlo o forse proverà a rimanere superiore, perché ora se c’è una cosa sicura è che lui e la sua squadra sono sopra a tutti gli altri. Spalletti corona il suo sogno, vince anche in Italia e probabilmente nel posto in cui meno se lo sarebbe aspettato.

Forse, nell’estate del 2017, quando ha firmato per l’Inter, anche solo per un attimo deve aver pensato che quella sarebbe potuta essere la volta buona. Alla fine invece è andato via dopo aver collezionato ‘solo’ due quarti posti, dopo una partenza, soprattutto nella prima stagione, che aveva dato la sensazione che sarebbe potuto essere l’anno buono.

La tattica come ossessione che diventa bellezza

Il calcio di Spalletti è stato spesso considerato uno dei più belli, se non il più bello giocato in Italia, anche da molti suoi giocatori ed ex giocatori. Sotto questo aspetto ci sono pochi dubbi. Nel tempo, in particolar modo, ci sono stati diversi calciatori che hanno sempre raccontato di una ricerca della perfezione, da parte dell’allenatore, quasi maniacale.

La sua pignoleria nell’analizzare qualsiasi aspetto delle sue squadre e qualsiasi lato che potrebbe, per lui, rappresentare un’imperfezione. Lo studio particolareggiato di ogni movimento della squadra, di ogni atteggiamento dei giocatori in campo. Di lui molti raccontano la sua abnegazione e dedizione alla causa. Video di partite delle sue squadre viste e riviste, decine e decine di volte. Sia dopo le vittorie, ma soprattutto dopo le sconfitte. Con l’obiettivo di capire quale sia stato l’errore che ha portato i suoi a subire una rete o a sbagliare un passaggio. C’è chi lo racconta con il pc sempre in mano e con i video delle partite giocate sempre a disposizione. Pronti anche per essere mostrati proprio ai giocatori, durante le riunioni tecniche, a cui vuole far capire cosa si deve e cosa non si deve fare, cosa vuole e cosa non vuole da ogni singolo elemento.

C’è stato qualcuno che nel tempo lo ha raccontato, forse trovando le parole più vicine alla sua descrizione esatta: E’ l’allenatore più forte e più bravo che io abbia mai avuto, forse un po’ fissato, disse un suo ex giocatore. E questo è un aspetto che nel tempo hanno sottolineato spesso diversi calciatori che sono stati guidati da Spalletti. Lo hanno detto in tanti, anche quando i rapporti umani con lui non fossero il massimo, a dimostrazione del riconoscimento delle capacità del tecnico di mettere in campo le squadre sempre per cercare la vittoria e soprattutto la perfezione nel gioco. E forse uno dei limiti dell’allenatore è stato avere, a volte, dei contrasti con i suoi giocatori, spesso tra i più rappresentativi.

Un carattere spigoloso ma dolce

Troppo spesso rovinati da alcune reazioni a caldo che a volte lo hanno portato a duri scontri negli spogliatoi che ha guidato, con qualche calciatore. Fa parte del gioco, direbbe qualcuno, è la trance agonistica. Ma non sempre quello che si rompeva negli spogliatoi poi poteva essere aggiustato il giorno dopo, come se nulla fosse successo. Quel suo carattere un po’ fumantino, quella sua capacità di scaldarsi per una parola detta o interpretata male o quella paura che qualcuno fosse sempre pronto a bramare contro o semplicemente a non credere troppo in lui.

Oggi tutto questo non vale più, oggi quell’allenatore che ha cominciato sedendosi sulla panchina ad Empoli e che ha attraversato periodi di alti e bassi, grazie a tutto il lavoro fatto e a forza di inseguire la perfezione, ha raggiunto il punto più alto della sua carriera in Italia e probabilmente proprio quella perfezione. Il Napoli è campione d’Italia, Spalletti è campione d’Italia. Il traguardo più inseguito dal tecnico negli anni e raggiunto a 64 anni compiuti. Da oggi in poi non chiamatelo più perdente di successo, lui e il suo calcio, bello è ora anche vincente.