Il decreto Lavoro copre buona parte del dibattito politico e mediatico. Le opposizioni, ognuna a modo suo, portano avanti il loro lavoro contro l’operato del governo. Il Terzo Polo si pone, come consuetudine, in una posizione mediana. Ad affondare, nelle scorse ore, è stata Mara Carfagna che muove la seguente critica: “Per adesso abbiamo soltanto un video, non abbiamo un testo su cui lavorare”. Fermatasi a parlare con alcuni giornalisti ad Ancona, dove si trovava per un evento elettorale dove Azione appoggia la candidata di centrosinistra Ida Simonella, ha avuto modo di intervenire su temi di carattere nazionale. Ma, nel solito leimotiv terzopolista, non tutto viene criticato. Tant’è che Mara Carfagna ha detto che

La riduzione del cuneo fiscale è sicuramente un fatto positivo, anche se temporaneo, anche se dura alcuni mesi, anche se ci sarà da trovare poi le coperture per renderlo strutturale. Però polemizzare contro il taglio del cuneo fiscale oggettivamente mi sembra poco ragionevole. Allo stesso tempo, abbiamo sottolineato quello che a nostro avviso manca in quel provvedimento: la determinazione di un salario minimo orario, perché oggi in Italia ci sono persone che hanno paghe da fame, che hanno salari molto bassi, che lavorano per cinque-sei euro l’ora, che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Tutto questo non è degno di un paese civile ed è la ragione per cui ci battiamo per introdurre un salario minimo, una nostra battaglia anche emendativa all’interno del decreto lavoro.

Su questo tema, e su tonalità medesime, è intervenuto anche il leader Carlo Calenda. Il numero uno di Azione ha confermato che la buona notizia è il taglio del cuneo fiscale ma – stando alle bozze – manca un accenno al salario minimo garantito. Le parole di Calenda:

Questo è importante perché se dici meno reddito di cittadinanza, cosa su cui siamo d’accordo, bisogna però sanare il fatto che c’è chi lavora a quattro euro e mezzo l’ora. Il taglio del cuneo era nel programma del partito democratico e nel nostro programma. Devo dire che fa schifo perché lo ha fatto la Meloni? È una cosa poco seria.

Azione, Carfagna apre ad Italia Viva

Nel suo intervento ad Ancona, poi, Mara Carfagna ha avuto modo di mettere una toppa al rapporto con Italia Viva. Azione, com’è noto, ha rotto il progetto di un partito unico di centro che era partito con il partito di Renzi. Ma questo, fa capire Carfagna, non esclude a priori una collaborazione tra le parti. Le sue parole:

Non semplificherei tutto il rapporto con Italia Viva riportandolo su Renzi: quello con Iv sui territori e anche in Parlamento è buono, collaboriamo sui temi e credo che l’interruzione del percorso verso il partito unico, alla fine, ci consente di concentrare le nostre energie e la nostra attenzione sulla costruzione di un’area liberale, moderata, popolare, riformista partendo non da un’operazione di laboratorio, che non ha funzionato mai e che non avrebbe funzionato anche in questa occasione, ma da battaglie comuni, che possono essere condivise sui territori e anche in Parlamento.

Il problema, quindi, a sentire Carfagna, potrebbe essere più Renzi che Italia Viva. Posto che, tra le due cose, ci siano differenze. Ma Carfagna rimane possibilista, specie sui temi di convergenza tra i due partiti. Ad esempio:

per una sanità pubblica da potenziare, un sistema di istruzione da modernizzare per renderlo davvero una leva potente per azionare con l’ascensore sociale che si è fermato, per il salario minimo, per il sostegno al sistema economico, produttivo e imprenditoriale del nostro paese, attraverso gli incentivi gli incentivi di industria 4.0, per la riduzione dei divari territoriali.

Sulle cose che vedono i due partiti combattere dalla stessa parte, dunque, si può continuare a lavorare insieme.