Dopo il drammatico alluvione che ha colpito Faenza la città lentamente riparte. Il comune romagnolo è stato infatti tra quelli più colpiti dalle violentissime piogge che, durate più 40 ore, hanno messo in ginocchio diversi comuni in Emilia Romagna. Faenza, in particolare, si è trovata al centro dell’emergenza dopo che la città è stata completamente sommersa dall’acqua a seguito dell’esondazione del fiume Lamone.

Alluvione Faenza, il sindaco Isola: “La città è ferita ma ripartirà”

La redazione di TAG24 ha raggiunto Massimo Isola, sindaco di Faenza, per conoscere la situazione in città dopo il drammatico alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna.

Sindaco Isola, qual è la situazione oggi a Faenza dopo l’alluvione?

“La città sta bene, lotta, è consapevole e sicura di potersi rialzare per affrontare questa sfida con orgoglio e determinazione. La ferita c’è stata ed è stata importante. L’emergenza non è finita. Detto questo, siamo proiettati per trasformare questa emergenza da locale a nazionale per poter accedere alle risorse utili alla ricostruzione dei beni pubblici e privati coinvolti in questo disastro. In questo momento siamo a lavoro per cercare di sistemare gli spazi urbani ancora coinvolti dall’acqua, abbiamo riaperto oggi le scuole e già ieri tre punti della circonvallazione”.

Qual è la priorità oggi?

In questo momento siamo poi concentrati per dare accoglienza alle persone che sono senza casa e non trovano nel welfare di comunità una soluzione. Molti cittadini preferiscono stare da amici e parenti, la nostra è una piccola città con un grande spirito di comunità. Allo stesso tempo abbiamo aperto un conto corrente per far compartecipare allo sforzo tutte le persone che hanno chiesto di poter dare una mano. Nei piani di ricostruzione stiamo già coinvolgendo tutto il mondo dell’associazionismo. C’è, come è giusto che sia, rabbia e dolore da parte di chi ha perso cose importanti sia dal punto di vista affettivo che dal punto di vista economico e materiale. Ma siamo pienamente a lavoro”.

Le persone sfollate nel Palasport sono rientrate nelle loro case?

“Il Palasport ha una funzione liquida e flessibile e sta operando come un hub. Alcune persone che sono arrivate la prima notte sono poi rientrate nelle loro case, altri hanno trovato altre soluzioni. C’è chi vuole tornare a casa, ma in questo caso sono i vigili a indicare se le abitazioni sono agibili o meno. A differenza di altri disastri, come i terremoti, in cui i Palasport assumono altre funzioni in questo caso c’è flessibilità. Tant’è che stiamo valutando di utilizzare uno spazio più piccolo perché se il numero di persone bisognose non cresce sarà meglio utilizzare spazi più umani e accoglienti”.

Lei parlava della paura e della rabbia dei cittadini. Comprende dunque le critiche che si stanno alzando rispetto alla comunicazione dell’emergenza?

“Sì assolutamente comprendo. È chiaro che ciascuno avrebbe voluto essere avvisato due ore prima del fatto. Tuttavia questo non era possibile, noi non potevamo quattro ore prima immaginare quanto sarebbe accaduto. Era impensabile mobilitare e portare fuori casa 30mila persone per un’ipotesi, con strade chiuse e un’alluvione in corso.

In primis abbiamo lavorato per diffondere la consapevolezza sull’ipotesi vi fosse un evacuazione. Questo è stato importante perché già dalle 21 abbiamo fatto tre uscite sui social molto viste e condivise che hanno raggiunto i cittadini. Successivamente abbiamo fatto delle chiamate con il servizio di telefonia pubblica e abbiamo avvisato di andare nei piani alti e stare attenti. Appena abbiamo immaginato stesse accadendo qualcosa di più abbiamo cercato le risorse, istituendo velocemente lo spazio di accoglienza. Appena questo è stato pronto abbiamo emanato l’ordinanza di evacuazione e abbiamo chiesto alle Forze delle ordine di far evacuare le persone.

Bisogna considerare, però, che le Forze di polizia erano già dispiegate in tutta l’Emilia Romagna perché ben 18 fiumi erano a rischio di esondazione. Non potevamo accaparrarci tutto noi. Quando abbiamo avuto tutti gli elementi abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di suonare in tutti i campanelli. In alcuni siamo riusciti in altri no. Ma è stato messo in piedi un grande sforzo“.

Il ministro Pichetto Fratin ha lanciato prima l’idea di un commissario e poi annunciato che in Cdm sarà discussa la necessità di politiche organiche contro il dissesto idrogeologico. Cosa ne pensa?

“Qui non abbiamo bisogno di commissari. Stamattina c’era il presidente della regione Bonaccini che fa un lavoro di sintesi. Quello che io ripeto è che questioni come quelle che riguardano i fiumi non conoscono confini amministrativi. Noi a novembre avevamo pulito in modo strutturale e profondo tutto il pezzo di fiume che incontra la città. Ma è chiaro che tutti devono fare lo stesso. Questo è un esempio per dire che le risposte strutturali necessitano di una politica di insieme. Le risposte parziali rischiano di non incidere sulla questione. Ripeto, noi a novembre avevamo fatto una pulizia radicale dell’argine. Eppure non è stato sufficiente: infatti il problema non sono stati gli ostacoli, ma la quantità delle piogge senza precedenti”.