Nuovi dettagli sulla vicenda della strage in una scuola a Belgrado, portata a compimento da un 13enne che ha ucciso nove persone a colpi di pistola. Il giovanissimo killer avrebbe detto alla polizia di ritenersi “uno psicopatico che ha bisogno di calmarsi”. Lo riporta Veselin Milic, capo della polizia della capitale serba, intervenuto alla televisione pubblica Rts.
Sarebbe stato proprio il 13enne, secondo il funzionario, ad avvisare le forze dell’ordine per informarle della strage compiuta.
Ha detto di essere stato preso dalla paura, dal panico e da una strana respirazione nel compiere tale crimine, e che gli era sembrato corretto chiamare la polizia.
Terminato l’interrogatorio, il responsabile è stato accompagnato in un istituto per la cura di minorenni.
Strage in una scuola di Belgrado, il 13enne andava spesso al poligono di tiro con suo padre
La tragedia si è verificata intorno alle 8.40 nella scuola Vladislav Ribnikar. Si tratta di un istituto nel bel mezzo del quartiere centrale di Vracar: una zona signorile, frequentata dalla borghesia di Belgrado. In merito alla vicenda il governo serbo ha deciso di istituire tre giorni di lutto nazionale, dal 5 al 7 maggio, per commemorare le vittime.
I dettagli forniti dal capo della polizia, tuttavia, non finiscono qui. Il suo racconto alla tv serba si fa via via più agghiacciante col passare dei minuti. In presenza dei servizi sociali, il ragazzino avrebbe raccontato di “essere stato ignorato da parte della società”, “emarginato nelle comunicazioni e nei giochi”, durante “vacanze o gite” scolastiche.
Non avendo ancora compiuto il quattordicesimo anno d’età, l’omicida non è perseguibile penalmente. Chi lo conosce l’ha definito come uno studente modello, appassionato di matematica. Avrebbe sottratto la pistola impiegata nella strage da suo padre, noto radiologo della capitale serba. L’arma era detenuta legalmente.
Secondo la polizia di Belgrado, il ragazzo avrebbe “pianificato il suo gesto da almeno un mese”. Perquisito, aveva con sé una mappa della scuola e un elenco dei compagni da far fuori. Nel mirino delle forze dell’ordine c’è ora il padre del 13enne: l’uomo è già stato arrestato.
Il papà del killer sarebbe risultato in possesso di diverse armi: in sua difesa, ha assicurato che le pistole fossero state chiuse in una cassaforte. Secondo le ultime indiscrezioni, quella del 13enne per le armi sarebbe stata un’autentica passione, che il genitore non avrebbe mai frenato in alcun modo. Anzi: padre e figlio andavano spesso al poligono di tiro insieme.