Paratormone alto, quando preoccuparsi? Il paratormone, noto anche come ormone paratiroideo, è una sostanza chimica prodotta dalle ghiandole paratiroidi situate nel collo. Il suo ruolo principale è quello di regolare i livelli di calcio e fosforo nel sangue attraverso l’azione diretta sulle ossa, sui reni e sull’intestino.
Paratormone alto, quando preoccuparsi?
Quando i livelli di paratormone nel sangue sono troppo elevati, significa che le ghiandole paratiroidi stanno funzionando in modo anomalo. Questa condizione è nota come iperparatiroidismo e può essere causata da diversi fattori, tra cui: la presenza di noduli o tumori nelle ghiandole paratiroidi, una carenza di vitamina D, una malattia renale cronica o una predisposizione genetica.
Uno dei sintomi più comuni dell’iperparatiroidismo è il dolore osseo, che può manifestarsi in qualsiasi parte del corpo. Inoltre, i pazienti possono presentare affaticamento, debolezza muscolare, aumento della sete e della diuresi, calcolo renale, depressione, perdita di peso, perdita di appetito e afte sulla lingua.
Mentre può essere preoccupante scoprire di avere livelli elevati di paratormone nel sangue, non è necessariamente un motivo di panico. In primo luogo, è importante determinare la causa dell’iperparatiroidismo, poiché le possibilità di trattamento variano a seconda della causa. In alcuni casi, la semplice riduzione del consumo di calcio e fosforo nella dieta può aiutare a ridurre i livelli di paratormone. In altri casi, può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere i noduli o i tumori dalle ghiandole paratiroidi.
In ogni caso, è importante seguire le indicazioni del medico per il monitoraggio e il trattamento dell’iperparatiroidismo. Se si pensa di avere questa condizione, è importante rivolgersi immediatamente al proprio medico per una valutazione e un trattamento adeguato.
Quando il paratormone e considerato alto?
L’intervallo di riferimento, che può variare anche al laboratorio che esegue il test, è considerato normale se è tra i 1-7 pmol/L (o 10-70 pg/mL). Generalmente si parla di valori elevati quando sono superiori a 7 pmol/L (o 70 pg/mL).
Cause e trattamento iperparatiroidismo
Ci sono varie cause di iperparatiroidismo, tra cui la presenza di un adenoma o di un’iperplasia delle ghiandole paratiroidi, l’insufficienza renale cronica, la carenza di vitamina D e, in rari casi, il carcinoma paratiroideo.
L’iperparatiroidismo può essere classificato in tre tipologie:
- Primario: è la forma più comune, causata da un tumore benigno (adenoma) presente in una delle quattro ghiandole paratiroidi.
- Secondario: si verifica quando il corpo tenta di compensare una carenza di calcio e/o vitamina D, tipicamente associata a malattie renali, alimentazione scorretta e/o assunzione di farmaci.
- Terziario: è una forma di iperparatiroidismo secondario cronico, caratterizzato dalla perdita dell’abilità del corpo di controllare il livello di PTH.
La scelta del trattamento dipende dalla tipologia di iperparatiroidismo, dalla gravità della malattia e dallo stato di salute generale del paziente.
Nella maggior parte dei casi di iperparatiroidismo primario, la rimozione dell’adenoma attraverso un’operazione chirurgica (paratiroidectomia) è il trattamento di prima scelta. Questo intervento fa sì che il livello di PTH nel sangue diminuisca rapidamente e il livello di calcio ritorni normale. La paratiroidectomia è generalmente considerata sicura e la maggior parte dei pazienti è in grado di tornare alle attività quotidiane entro pochi giorni.
Nei casi di iperparatiroidismo secondario, il trattamento dipende dalle cause sottostanti. Spesso, si consiglia un approccio combinato che preveda un cambiamento nell’alimentazione, l’integrazione di vitamina D e farmaci specifici per abbassare il livello di calcio nel sangue. Questo trattamento può essere efficace anche per l’iperparatiroidismo terziario.
In generale, l’iperparatiroidismo può causare diverse complicazioni, come l’osteoporosi, la formazione di calcoli renali e l’ipertensione arteriosa. Pertanto, è importante monitorare regolarmente i livelli di calcio e PTH e seguire le raccomandazioni del proprio medico per prevenire e gestire eventuali complicanze.