Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha deciso oggi che Renato Vallanzasca potrà tornare ad ottenere i permessi premio. L’uomo, che ha passato in carcere quasi cinquant’anni, aveva visto privarsi della possibilità di usufruirne lo scorso febbraio, a causa del suo “decadimento cognitivo”. Una scelta non condivisa dalla sua difesa, che aveva presentato un’istanza ora accettata dai giudici. In questo modo il 73enne – a cui, negli scorsi mesi, è stata negata la semilibertà – potrà tornare a frequentare – in date o orari prestabiliti – la comunità in cui già si recava in un’ottica di “risocializzazione”.

Renato Vallanzasca oggi: la decisione del tribunale di Milano sui permessi premio

Ne era stato privato perché, a causa della patologia di cui soffre da qualche anno – che gli ha provocato un “decadimento cognitivo”-, non sarebbe stato in grado, secondo i giudici, di comprendere e rispettare le loro condizioni. Ora Renato Vallanzasca potrà tornare ad usufruire dei permessi premio. È stata accolta, infatti, l’istanza che i legali che lo difendono avevano presentato contro la decisione di revocarglieli, definendola “una sanzione eccessiva e ingiustificata”, oltre che “penalizzante”. L’uomo, oggi 73enne, ha passato in carcere quasi cinquant’anni e, secondo i suoi avvocati, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, ha “la necessità di strutturare un percorso di risocializzazione, che ad oggi sembra essere stato intrapreso con serietà”.

Prima di febbraio l’ex protagonista della mala milanese aveva infatti iniziato a frequentare una comunità. Ora, grazie alla decisione dei giudici, potrà tornare a farlo, nelle date e negli orari di volta in volta stabiliti. Un percorso volto alla “risocializzazione” ma anche salutare per l’uomo, che dovrà trascorrere tutta la vita all’interno della struttura penitenziaria in cui è recluso e che, essendo privato della possibilità di uscirne, avrebbe rischiato di aggravare le sue condizioni psichiche, perdendo l’unico motivo di sollievo e l’unico appiglio di libertà di cui poteva godere. Tanto più che, fino ad ora, non avrebbe mai violato le prescrizioni.

In virtù dei suoi problemi neurologici, la difesa avrebbe già richiesto il suo trasferimento in una struttura adatta al caso. Sul tema i giudici si esprimeranno nel corso di un’udienza in programma per fine maggio. Nei prossimi giorni si terrà, invece, un’altra udienza: quella in cui si dovrà decidere se applicargli – come richiesto dalla Procura – l’isolamento diurno per sei mesi, in base ad un nuovo calcolo delle pene. Nei mesi scorsi lo stesso tribunale gli aveva negato la semilibertà.

Per cosa è stato condannato Renato Vallanzasca

Noto come “il bandito della Comasina”, Vallanzasca è stato condannato in totale a 4 ergastoli e 295 anni di reclusione. Ha passato più della metà della sua vita in carcere e in cella, secondo quanto stabilito dai giudici, dovrà restare fino alla fine dei suoi giorni. Ex protagonista della mala milanese, è famoso per essere stato uno dei criminali italiani più efferati, rendendosi autore di rapine, omicidi, sequestri di persona e chi più ne ha più ne metta. Fu fermato per la prima volta nel 1972. Condannato a dieci anni di reclusione, venne incarcerato a San Vittore, da dove evase quattro anni e mezzo più tardi. Diventato latitante, mise a segno altri delitti, prima di essere preso nuovamente nel 1977.

Riuscì ad evadere per la seconda volta nel 1987, dopo essere diventato un punto di riferimento delle sommosse all’interno del carcere. Ma la sua libertà durò solo pochi mesi. Provò a fuggire l’ultima volta nel 1995, senza successo. Da allora, più volte, le sue richieste di accedere alla libertà condizionale o alla semilibertà gli sono state rifiutate, “per non essersi mai ravveduto, per non aver risarcito le vittime e per via del carattere intemperante” che l’ha sempre contraddistinto.