Si indaga sul caso della professoressa trovata morta a Trento lo scorso 4 aprile. Secondo le ultime informazioni, la donna, una 63enne residente in Valsugana, avrebbe deciso di togliersi la vita utilizzando il “kit” acquistato online da un uomo dell’Ontario, arrestato a fine marzo perché coinvolto nella vendita di prodotti illeciti, volti al suicidio. Per cercare di chiarire le esatte dinamiche di quanto accaduto la Procura ha aperto un fascicolo di inchiesta per istigazione al suicidio contro ignoti. Questo perché la sua morte, avvenuta per asfissia, sarebbe stata agevolata, nell’esecuzione, da altri.
Professoressa morta a Trento: è l’unica vittima italiana del “kit del suicidio”
Maschere facciali, piccole bombole di azoto, sacchetti di plastica: è solo parte del contenuto dei cosiddetti “kit del suicidio” venduti online da un uomo dell’Ontario di nome Kenneth Law, sedicente chef di Toronto, per aiutare gli aspiranti suicidi di tutto il mondo a togliersi la vita. Una scoperta fatta nelle scorse settimane dagli uomini dell’Interpol canadese, che a fine marzo hanno tratto in arresto il responsabile della vendita dei prodotti illeciti, segnalandone la pericolosità alle autorità estere. Le indagini erano partite dopo la segnalazione di ben sette casi di suicidio nel Regno Unito e tre negli Stati Uniti, tutti collegati all”acquisto di nitrito di sodio online, da alcuni siti riconducibili proprio a Law.
Nel corso delle indagini è emerso che almeno nove persone avrebbero comprato il kit dall’Italia. Tra loro ci sarebbe anche l’ex insegnante di 63 anni trovata senza vita all’interno della sua abitazione di Ronchi Valsugana, in provincia di Trento, morta lo scorso aprile in circostanze misteriose. Originaria de L’Aquila, da oltre vent’anni la donna si era trasferita nel Nord Italia e, dopo essersi ritirata dall’insegnamento, si era sempre più isolata. Aveva problemi di salute e forse anche per questo avrebbe deciso di compiere l’estremo gesto.
Dopo 20 lunghi anni di dolore cronico, per insonnia, estrema solitudine, intolleranza ai rumori, mi sono procurata le cose necessarie online, ordinandole all’estero, più di un anno fa,
avrebbe scritto in un biglietto rinvenuto accanto al suo corpo.
Molti anni fa ho cominciato a fare ricerche su Internet per una morte pacifica. La vita a volte è ingiusta, così ora penso di aver diritto alla liberazione e alla pace. Spero quando leggerete questa lettera di aver avuto successo,
avrebbe proseguito. A riportarlo è il Corriere della Sera. La donna, in pratica, avrebbe ricorso al suicidio come via di fuga, servendosi dei prodotti fatti arrivare apposta dal Canada. Oltre a lei, altre otto persone sarebbero riuscite a procurarseli, da Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna e Pavia. Solo la 63enne, però, li avrebbe usati.
La Procura indaga per istigazione al suicidio
Per fare luce sull’accaduto la Procura di Trento, coordinata da Sandro Raimondi, ha deciso ora di aprire un fascicolo di inchiesta per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti. Questo perché la morte della donna sarebbe stata agevolata, nell’esecuzione, da altri. Secondo il medico legale incaricato, sarebbe morta per asfissia. Le altre potenziali vittime, rintracciate dalle autorità nelle scorse ore, starebbero bene, invece. Si tratterebbe, nella maggior parte dei casi, di pazienti psichiatrici, già in cura presso centri di salute mentale.
Quella che ha permesso di salvarli “è stata una corsa contro il tempo”, dicono ora gli inquirenti, intenzionati a fermare quanti, come Law, utilizzano il web mettendo in pericolo la vita di altre persone. In totale gli acquirenti si aggirerebbero a più di mille, collocati in oltre 40 Paesi. Tra loro ci sarebbe anche un ragazzo statunitense di 17 anni, morto suicida dopo aver comprato il kit. La speranza è che il numero delle vittime possa non salire ulteriormente.