Alessandro Manzoni, la vita dello scrittore, poeta e drammaturgo, considerato uno dei più grandi autori italiani di tutti i tempi grazie al suo romanzo “I promessi Sposi”.

La sua figura è considerata cruciale nella letteratura del nostro Paese in quanto padre del romanzo moderno. Prendendo infatti spunto da grandi eventi storici, li ha mescolati con la finzione degli eventi accaduti ai vari personaggi. Ha inoltre compreso l’importanza di un ‘codice comune’ in cui tutti gli italiani potessero esprimersi, superando le differenze regionali. Ha dato quindi un contributo linguistico fondamentale alla letteratura italiana, nonché all’unificazione linguistica del Paese.

Alessandro Manzoni, la vita

Alessandro Francesco Tommaso Manzoni, noto come Alessandro Manzoni, nasce a Milano il 7 marzo 1785. Figlio di Giulia Beccaria- nonché nipote di Cesare Beccaria, autore de Dei delitti e delle pene- e di Pietro Manzoni, esponente di una nobile casata di Lecco. Il padre naturale dello scrittore, però, era Giovanni Verri, con cui la madre aveva una relazione extraconiugale. I genitori si separano e lui studia in collegi religiosi, al San Bartolomeo dei Somaschi a Merate prima, e al Longone di Milano gestito dai Barnabiti poi, mentre la madre si trasferisce a Parigi. Questi anni sono molto duri per lui, che riceve un’educazione piuttosto severa, tanto da definirsi ateo. Questo ambiente però gli permette di entrare in contatto con grandi intellettuali del tempo, come Vincenzo Monti e Giuseppe Parini.

Dopo un periodo trascorso insieme all’anziano padre, dal 1801 al 1805, questo stesso anno si trasferisce in Francia dove la madre Giulia vive insieme a Carlo Imbonati, che però muore prima del suo arrivo (a lui dedicherà l’ode “In morte di Carlo Imbonati”). A Parigi Alessandro Manzoni riscopre il legame con la madre e inizia a frequentare l’élite intellettuale, entrando in contatto con la cultura francese classicheggiante.

Nel 1810 Manzoni si sposa e nel 1820 la famiglia si trasferisce a Milano. In questo periodo Manzoni comincia a soffrire di attacchi di panico, depressione e agorafobia. Cerca infatti di superare i gravi lutti familiari (che, purtroppo, hanno sempre segnato la sua esistenza) dedicandosi alle sue opere. E’ il ‘quindicennio creativo’ in cui nascono i suoi lavori principali. Nel 1833 la moglie Enrichetta muore e di lì a poco Manzoni perde anche la primogenita Giulia. Negli primi anni quaranta lo scrittore deve affrontare nuovi lutti: la figlia Cristina, l’amata madre e il caro amico Fauriel.

Gli anni Cinquanta segnano l’inizio di un periodo di grandi cambiamenti. Alessandro Manzoni ottiene i primi riconoscimenti per il romanzo “I promessi sposi” e viene nominato Senatore del nascente Regno d’Italia nel 1860. Sfortunatamente anche la sua seconda moglie, Teresa Borri, si spegne l’anno successivo. A Manzoni intanto viene affidato un incarico presso la Commissione per l’unificazione della lingua. Sei anni dopo presenta la relazione “Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla”, per cercare soluzioni pratiche alla diffusione del fiorentino in tutta Italia.

Moglie e figli

Nel 1810 Manzoni sposa con rito calvinista Enrichetta Blondel, con cui vive un matrimonio felice, coronato dalla nascita di molti figli. Nello stesso anno delle nozze la coppia si converte alla corrente cattolica del giansenismo. La conversione di Alessandro Manzoni è nota per il cosiddetto ‘miracolo di San Rocco’. Il 2 aprile 1810, in occasione dei festeggiamenti per le nozze di Napoleone I e Maria Luisa d’Austria, Alessandro Manzoni viene separato dalla moglie a causa della folla, presa dal panico per lo scoppio di alcuni mortaretti. Viene quindi spinto sulle scale della Chiesa di San Rocco, dove si rifugia. Qui chiede la grazia di ritrovare la moglie e, uscito convertito, riesce a riabbracciarla.

A quattro anni dalla morte di Enrichetta, Alessandro Manzoni sposa in seconde nozze Teresa Borri, con cui si trasferisce in Toscana dal 1852 al 1856.

Lo scrittore ha avuto 9 figli, nati dal primo matrimonio con Enrichetta Blondel: Giulia, Pietro Luigi, Cristina, Sofia, Enrico, Clara, Vittoria, Matilde e Filippo. 7 muoiono prima di lui, tra il 1811 e il 1873. Enrico muore invece nel 1881 e Vittoria nel 1892.

La morte di Alessandro Manzoni

Il 6 gennaio 1873, sbattendo la testa all’uscita della chiesa di San Fedele a Milano, Alessandro Manzoni si procura un trauma cranico. Le sue condizioni peggiorano velocemente, finché una meningite non ne provoca la morte il 22 maggio 1873. Al suo funerale partecipano anche le più alte cariche dello Stato, oltre che decine di intellettuali. Nel primo anniversario della sua morte, il compositore Giuseppe Verdi dirige una “Messa da Requiem” in suo onore nella chiesa milanese di San Marco. Manzoni riposa all’interno del Cimitero Monumentale di Milano.

Quest’anno ricorrono i 150 anni dalla sua morte: sono in programma diversi eventi a Milano, ma anche a Lecco.

Le opere

Tra il 1812 e il 1822 Alessandro Manzoni realizza i cinque “Inni Sacri”. Ognuno di loro è dedicato a una festività cattolica: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, La Pentecoste.  Ognissanti e Natale 1833 restano invece incompiuti. Nello stesso periodo dà vita alle “Odi civili”, tra cui il celeberrimo Il cinque maggio, scritto dopo la morte di Napoleone Bonaparte. Allo stesso tempo compone due tragedie, innovando, di fatto, la scrittura per il teatro: “Il Conte di Carmagnola” (1816) e l'”Adelchi” (1822).

Tra il 1825 e il 1827 lo scrittore decide di pubblicare la prima versione di quello che è il suo capolavoro, un’opera monumentale su cui lavora anni. Il titolo provvisorio è “Fermo e Lucia”, che in seguito prenderà il titolo definitivo de “I promessi sposi”.