Preoccupa la situazione in Emilia Romagna: la regione è stata colpita da un violentissimo alluvione che ha causato frane e allagamenti nelle zone appenniniche bolognesi e romagnole. Due persone, purtroppo, hanno perso la vita: la prima vittima è stata travolta dalle acque del Senio, mentre la seconda è stata trovata all’interno dell’edificio crollato a Fontanelice.

Alluvione Emilia Romagna: Francia (Cia): “Servono investimenti costanti per la sostenibilità idrogeologica”

La redazione di TAG24 ha raggiunto Stefano Francia, presidente della Cia Emilia Romagna, per conoscere la situazione nella regione colpita dall’alluvione e per sapere se si registrano perdite importanti per il settore agricolo.

Presidente Francia, al momento la Cia ha già registrato ingenti danni al settore agricolo o, comunque, è possibile immaginare ci saranno importanti perdite?

Al momento è in corso una ricognizione dei danni che ci sono. Siamo ancora in piena emergenza ed è difficile sapere fino a che punto arriveranno le rotture dei fiumi. Alcune piene devono ancora arrivare. Fortunatamente la regione Emilia Romagna ha messo in campo azioni molto veloci per mettere al sicuro le persone. Purtroppo ci sono state delle vittime, ma per come si è verificato l’evento poteva andare sicuramente peggio: in passato ci sono stati eventi ancora più rischiosi.

In questo anno la regione, specialmente in Romagna, ha passato settimane caratterizzate da una forte siccità. Poi ieri, in poche ore, sono caduti quasi 200mm di acqua. L’alluvione ha colpito particolarmente l’area collinare e montana, ma l’emergenza è nata più che altro dall’esondazione dei fiumi. Quando i corsi non riescono più a recepire l’acqua, infatti, il problema si trasferisce nella rete secondaria e nei canali di bonifica. Proprio il sistema di bonifiche ha fatto il possibile per riuscire a fronteggiare l’emergenza, ma ad ora abbiamo qualche migliaio di ettari già sott’acqua. È chiaro che era molto difficile prevedere la portata dell’acqua in uscita dei fiumi e purtroppo la regimazione in un momento così critico non è immediata”.

L’agricoltura è il presidio fondamentale del territorio, che tuttavia in Italia è sempre più esposto ai rischi di dissesto idrogeologico. Secondo lei manca la programmazione di interventi strutturali di prevenzione e difesa?

“L’agricoltura è fondamentale come presidio dei territori. Molte delle aree colpite, se non fossero state a coltivazione agricola, avrebbero avuto risultati molto peggiori. Il fatto che ci siano frutteti, vigne e si pratichi l’orticoltura ha garantito una maggior tenuta dal punto di vista idrogeologico. Serve però che si continui a investire in agricoltura e in sviluppo rurale, sia con politiche regionali che nazionali. Lo sforzo fatto dalla regione Emilia Romagna con il Piano di sviluppo rurale regionale è stato importante per mettere in sicurezza il territorio. Anche perché questi interventi garantiscono anche la tenuta delle imprese nelle aree interne e la sostenibilità idrogeologica nelle aree di collina e montagna. Occorre però che l’impegno resti: parliamo di investimenti che devono essere in divenire, perché i territori hanno bisogno di un’infrastrutturazione di base per contrastare i cambiamenti climatici e le variazioni interne al contesto territoriale”.

Quali azioni dovrebbe mettere in campo il Commissario al dissesto idrogeologico?

“Il commissario deve innanzitutto snellire la parte burocratica. L’iter autorizzativo che ci deve essere nella messa a terra delle opere è importantissimo. Riuscire a portare al minimo la burocrazia è un’azione cosa strategica per far sì che ci siano investimenti nel più breve termine possibile”.