Boom dei senzatetto a Milano, in aumento soprattutto dopo l’acuirsi delle differenze sociali alimentato dalla pandemia da Covid-19. Lo conferma Alberto Sinigaglia, presidente della Fondazione Arca, che si occupa di servire un pasto caldo ai clochard. Solo nell’ultimo anno la onlus ha fornito oltre un milione e mezzo di pasti ai cittadini milanesi più bisognosi.
Intervenendo ai microfoni dell’Agi, Sinigaglia si concentra in particolare sulla situazione nella Stazione Centrale meneghina.
Secondo le stime nostre e di altri osservatori, l’aumento dei senza dimora dopo la pandemia a Milano è stato del 20 per cento. Le cause sono tante: sfratti, povertà, la forbice sociale che si allarga in città, le separazioni aumentate col Covid. Se poi dovesse essere abolita dal governo la protezione speciale per i migranti si aprirebbero le porte dei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, e moltissimi altri disperati finirebbero in stazione.
Sinigaglia parla di una vera e propria geografia dei senza fissa dimora a Milano. Negli anni sono nati diversi punti dove si concentrano i clochard, “spesso individuabili per etnia”.
Aumento senzatetto a Milano, Sinigaglia (Fondazione Arca): “Più presidi come il centro diurno Exodus”
Il fatto che gli “homeless” siano spesso stranieri, secondo il presidente della Fondazione Arca, non deve però portare l’opinione pubblica a ricollegarli a fenomeni di delinquenza.
Ci possono essere molte ragioni per cui si finisce in strada ma la nostra esperienza dimostra che ci sono molte persone che non hanno la forza di rialzarsi ma tante altre invece sì come dimostrano 127 uomini e donne che col nostro aiuto hanno trovato casa e lavoro l’anno scorso.
Sinigaglia si concentra poi sul recente fatto di cronaca legato ad uno stupro avvenuto proprio in stazione a Milano.
Certamente chi compie un atto del genere deve essere disperato e spesso la droga e l’alcol tolgono le protezioni alla mente soprattutto a chi è molto giovane e ha forti impulsi sessuali.
Una situazione, quella della Stazione Centrale di Milano, che sembrerebbe esasperata proprio dalla mancanza del centro diurno Exodus, situato in zona, che ha da poco chiuso i battenti. Sinigaglia auspica “più telecamere e strumenti per garantire la sicurezza”, oltre a “più presidi di questo tipo”.