Con Alessandro D’Alatri, morto nella sua abitazione all’età di 68 anni, se ne va un regista capace di rinnovare un genere che in Italia si era perso, tra la volgarità dei cinepanettoni e la ripetitività dei piccoli drammi borghesi.

Alessandro D’Alatri, morto il regista di Casomai, Commediasexy e La Febbre

Ad Alessandro D’Alatri, morto oggi, 3 maggio 2023, all’età di 68 anni, va riconosciuto il merito di aver svecchiato la commedia all’italiana. Un riconoscimento ancora più ‘di peso’ se si considerano le condizioni in cui il regista nato a Roma nel 1955 ha dovuto operare. Un panorama, quello del cinema italiano degli anni Novanta, tutt’altro che fertile, tra ‘grandi vecchi’ ormai dimenticati, e nuove leve troppo discontinue e impreparate per poter costruire un’industria paragonabile a quella dei gloriosi anni ’60 e ’70. Un decennio che segna il punto più basso per la produzione cinematografica italiana, in cui anche il suo genere di punta, la commedia, aveva perso il suo smalto, incapace di adattarsi ai nuovi scenari di una società in mutamento.

D’Alatri, invece, voleva raccontare proprio tali scenari e intendeva farlo con il linguaggio, anch’esso al passo con i tempi, che più conosceva: quello della pubblicità, che il regista frequenta dalla fine degli anni ’70 e nel quale esordisce a metà del decennio successivo, realizzando spot per marchi prestigiosi che gli valgono importanti riconoscimenti internazionali. Il ritmo incalzante e la fotografia ricercata e mai banale sono solo due degli elementi di novità che D’Alatri porta nel cinema italiano.

Casomai, l’Italia non è un paese per matrimoni

E così, dopo gli esordi con Americano Rosso, che gli vale il David di Donatello al miglior regista esordiente, Senza pelle, per il quale vince il David per la miglior sceneggiatura, e I giardini dell’Eden, la svolta arriva con Casomai. Storia di una coppia, interpretata da Stefania Rocca e Fabio Volo, in procinto di sposarsi, ma non prima che il prete chiamato a celebrare la funzione non li metta in guardia sulle insidie che il mondo ha in serbo per loro…

Il trailer di Casomai (2002).

Mentre la commedia all’italiana trova la sua unica espressione di successo e di incontro col pubblico nei cinepanettoni con la coppia Boldi-De Sica, D’Alatri confeziona una commedia che non ha paura di raccontare una storia con i piedi ben piantati nel presente. Protagonista una coppia di quei trentenni che, solo anni dopo, sarebbero entrati nelle statistiche sul crollo demografico e sul precariato sentimentale.
Con delicatezza, ma anche con un ritmo mai visto in una pellicola del genere, D’Alatri racconta come il privato sia diventato schiavo del pubblico, sottoposto a intromissioni e manomissioni, più o meno volontarie. Un tema all’avanguardia, destinato a diventare centrale nel dibattito odierno su social media e affini, e che il cinema italiano dell’epoca ignora, troppo preso dai drammi piccolo-borghesi delle sue storie.

La febbre, il posto fisso come utopia mortificante

È un successo straordinario per il regista, che replica tre anni dopo con La febbre. Anche qui la storia è incentrata su un trentenne, desideroso di aprire un’attività con degli amici, con i risparmi ottenuti da un lavoro presso il comune di Cremona. Ma il suo entusiasmo va a scontrarsi con la burocrazia e con le meschinità di un’Italia immobile, che dissolve ogni velleità di rinnovamento nell’etica del quieto vivere e dell’ossequioso rispetto al malaffare della politica.

Il trailer de La febbre (2005).

La storia d’amore tra i due protagonisti, Mario e Linda (ancora Volo, affiancato da Valeria Solarino), che ristrutturano un casale di campagna con materiale di riciclo, è un grido di riscossa lanciato dal regista romano a tutta la nazione. L’invito a rinnegare le dinamiche perverse che hanno fatto sprofondare il paese nella sua mediocrità, prendendosi anche dei rischi. Ancora molto attuale, visto che, undici anni dopo, nel 2016, Checco Zalone con Quo vado? firma una commedia nella quale si prende gioco proprio delle ricadute più surreali e demenziali di quell’acquiescenza e pigrizia mentale che ancora caratterizzano il paese.

Commediasexy, Paolo Bonolis fa Sordi in un’Italia piccola piccola

L’ultimo film del filone è Commediasexy, storia di un politico tutto casa, chiesa e amante soubrette televisiva. Canovaccio tipico di tanti classici di maestri che hanno i nomi di Dino Risi ed Ettore Scola che, però, sono citati solamente nel tono complessivo della pellicola che, invece, rifiuta l’impegno e la denuncia civile, in favore di una rappresentazione della politica italiana più vicina alla farsa delirante e demenziale. Non a caso, sebbene il presentatore tv Paolo Bonolis – chiamato al suo primo ruolo di peso per il grande schermo – si esibisca in costanti e ripetuti ammiccamenti alla maschera di Alberto Sordi, il film prende il suo titolo da quel filone meno nobile della commedia all’italiana, che aveva i propri pilastri in Alvaro Vitali, Edwige Fenech, Gloria Guida e Lino Banfi. Perché anche l’amoralità della politica, per D’Alatri, non è più quella di una volta, e la denuncia cadrebbe nel vuoto, in un paese ormai assuefatto al peggio.

Il trailer di Commediasexy (2006).

Morto Alessandro D’Alatri, gli ultimi anni di carriera del regista

Gli ultimi anni della carriera di Alessandro D’Alatri lo vedono impegnato sul piccolo schermo, dove cura la regia di alcuni importanti progetti della Rai. In particolare, gli adattamenti delle opere dello scrittore Maurizio De Giovanni, da Il Commissario Ricciardi a I bastardi di Pizzofalcone.

Proprio i due protagonisti di queste fiction hanno voluto dedicare il loro personale ricordo di D’Alatri. Alessandro Gassmann che, ne I bastardi interpreta l’ispettore Giuseppe Lojacono, ha rivolto il suo saluto a un “essere umano dolce, generoso, pieno di talento, uomo di cultura”.

Il tweet di Alessandro Gassmann in memoria di Alessandro D’Alatri.

Lino Guanciale, interprete del commissario Ricciardi, si è, invece, rivolto a D’Alatri definendolo un “Maestro” e un “amico”.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.